USA CONDANNANO VIOLENZA Gli Stati Uniti condannano la violenza del presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, contro la sua gente. Il Dipartimento di Stato si schiera con la popolazione venezuelana alla «ricerca della piena democrazia» e si impegna ad assumere «forti azioni contro gli architetti dell'autoritarismo» in Venezuela. «Le fasulle elezioni di Maduro sono un altro passo verso la dittatura. Non accetteremo un governo illegale. Il popolo venezuelano e la democrazia prevarranno», afferma l'ambasciatore americano all'Onu, Nikki Haley.
DIECI MORTI IN UN GIORNO Il caos e la violenza hanno segnato le elezioni per l'Assemblea Costituente voluta da Nicolas Maduro in Venezuela. Dieci persone sono state uccise nelle ultime 24 ore e la protesta si è estesa in tutto il paese con momenti di vera e propria guerriglia urbana. Mentre il governo ha continuato ad assicurare che nel paese «regna la calma» e, nonostante la bassa affluenza, ha definito le elezioni un «successo storico» del chavismo. Un appello alla comunità internazionale è stato lanciato dal leader dell'opposizione Leopoldo Lopez che chiede di non riconoscere il voto e denuncia la «brutale repressione della protesta».
Mentre gli Usa, secondo il Wall Street Journal, stanno valutando l'imposizione di sanzioni contro l'industria petrolifera del Venezuela che potrebbero avere un impatto devastante sull'economia del paese. Intanto continua il tentativo di mediazione del vaticano: il papa e la Segreteria di Stato vaticana si sono «impegnati molto» per cercare una soluzione nella crisi del Venezuela, che deve essere «pacifica e democratica», ha detto il cardinal Pietro Parolin. All'appello dell'opposizione hanno già risposto Colombia e Perù, assicurando che non riconosceranno l'esito delle elezioni.
A Caracas e in varie altre città del paese, il clima è stato quello di vera e propria guerriglia urbana, con scontri costanti fra forze dell'ordine e manifestanti che tentavano di concentrarsi per i cortei di protesta. Immagini violente sono rimbalzate sui siti e i social network: almeno due agenti della Guardia Nazionale feriti da una bomba incendiaria ad Altamira, cecchini dell'esercito che sparano sui manifestanti a Tachira, battaglie di strada intorno a barricate in vari punti del paese.
Numerose anche le segnalazioni di azioni contro i giornalisti che hanno cercato di informare sulla situazione: un presentatore di un canale tv privato è stato arrestato mentre si recava a lavorare, una fotografa del quotidiano El Pais è stata picchiata e derubata e un gruppo di cronisti ha diffuso un video nel quale si vede un agente che ordina ai giornalisti di allontanarsi «oppure vi spacchiamo tutto il materiale». Il governo continua a sostenere che la situazione è del tutto normale.
Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez, ha detto che «in tutto il paese c'è una calma totale» e le elezioni per l'Assemblea Costituente «stanno andando molto bene», mentre la responsabile del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne), Tibisay Lucena, ha dichiarato che «il 99% dei venezuelani sta votando». Risulta impossibile stabilire l'affluenza alle urne, anche perché il Cne ha proibito ai giornalisti di avvicinarsi ai seggi. Secondo le informazioni raccolte dai media esteri, solo in alcuni quartieri popolari di Caracas si sono viste code di una certa importanza davanti ai seggi. Ewald Scharfenberg, corrispondente in Venezuela del quotidiano spagnolo El Pais, dopo aver percorso varie zone della capitale venezuelana ha scritto che nella capitale «le elezioni sono un fiasco monumentale».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 31 Luglio 2017, 10:04
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