Serrata della moda contro l'invasione dell'Ucraina. Tra i marchi che nelle ultime ore hanno deciso di sospendere le vendite in Russia ci sono il Gruppo Prada, Puma e Zara. Il Gruppo Prada, a cui fanno capo anche i marchi Miu Miu, Church's e Car shoe, ha annunciato in uno statement su LinkedIn la decisione di sospendere le attività retail in Russia. «La nostra preoccupazione principale - scrive Gruppo Prada - è per tutti i colleghi e le loro famiglie colpiti dalla tragedia in Ucraina ai quali continueremo a garantire supporto. Il Gruppo continuerà a monitorare gli sviluppi». Il Gruppo Prada ha inoltre aderito alla chiamata di Camera Nazionale della Moda e contribuito con una donazione all'agenzia italiana delle Nazioni Unite per i Rifugiati Unhcr.
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Tra chi ha deciso di abbassare la saracinesca delle sue 124 boutique russe spiccano Lvmh, colosso francese del lusso da 64,2 miliardi di euro di fatturato, guidato da Bernard Arnault (cui fanno capo, tra gli altri Louis Vuitton, Fendi e Dior) e Kering, il gruppo di proprietà di François Pinault che vanta tra i brand di punta griffe come Gucci, Bottega Veneta e Balenciaga.
Una decisione che segue quella di Nike e Asos, che hanno sospeso l'export verso la Russia e stoppato le vendite online, e quella di big del fast fashion come H&M e il gruppo Inditex (che ha nel portafoglio Zara, Bershka, Pull&Bear) che ha «sospeso tutte le attività in Russia» dei suoi 502 negozi, oltre all'e-commerce. L'azienda tedesca di abbigliamento sportivo Puma sta chiudendo i suoi 90 negozi in Russia, che impiegano più di 900 persone.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 7 Marzo 2022, 13:29
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