Siria, scontro all'Onu. Gli Usa: «Pronti a colpire ancora»

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«Non esiste una soluzione militare alla crisi, la soluzione deve essere politica». È quanto ha affermato il segretario generale dell' Onu Antonio Guterres, commentando i raid della scorsa notte di Usa, Gran Bretagna e Francia. «Dobbiamo accelerare il processo politico», ha affermato, sottolineando l'obbligo per gli Stati membri di «agire coerentemente con la Carta delle Nazioni Unite e con il diritto internazionale». «Il Consiglio di sicurezza - ha precisato - ha la responsabilità primaria del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali».
 
 


«Esorto gli Stati membri del Consiglio ad esercitare tale responsabilità e ad evitare azioni che potrebbero aggiungere sofferenza al popolo siriano. Per otto lunghi anni il popolo siriano ha vissuto una serie di orrori», ha affermato Guterres. All'inizio della sessione, il segretario generale ha poi riconosciuto di essere deluso dal fatto che il Consiglio di sicurezza «non sia riuscito a concordare un meccanismo efficace contro l'uso di armi chimiche in Siria». La situazione in Siria richiede una «indagine approfondita» e il team dell'Opac, l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche è già arrivato in Siria ed è «pronto a recarsi sul luogo» del presunto attacco con armi chimiche.

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LA CONDANNA DI MOSCA
L'ambasciatore russo all'Onu, Vassily Nebenzia, ha condannato nei termini più forti »l'aggressione« degli Usa contro la Siria che »renderà ancora peggiore la catastrofe umanitaria«, oltre a minare l'autorità del Consiglio di Sicurezza. »È il momento che gli Usa imparino che il codice internazionale di comportamento sull'uso della forza è regolato dalla Carta delle Nazioni Unite«, ha precisato.

 


GLI USA RILANCIANO 
«Locked and loaded». Pronti ad usare la forza. Così si definiscono gli Stati Uniti se la Siria userà ancora armi chimiche. Lo spiega Nikky Haley, ambasciatore degli Usa all' Onu, riferendo il contenuto di una conversazione con il presidente Donald Trump dopo il raid compiuto in Siria con la collaborazione di Francia e Regno Unito. «Ho parlato stamane con il presidente. Ha detto che se il regime siriano usa questo gas velenoso ancora una volta, gli Stati Uniti sono pronti ad usare la forza», dice intervenendo al Consiglio di Sicurezza. «Il tempo per le parole è finito. Abbiamo avuto 5 meeting del Consiglio sulla Siria in questa settimana».

L'azione «non è una vendetta, né una punizione, né per una simbolica dimostrazione di forza. Abbiamo agito per scoraggiare il futuro uso di armi chimiche», aggiunge. «Abbiamo dato alla diplomazia chance dopo chance. I nostri sforzi risalgono al 2013. La Siria si è impegnata a rispettare la convenzione sulle armi chimiche. Ma come abbiamo visto dallo scorso anno, questo non è successo», aggiunge. «Il regime siriano, con il ripetuto ricorso alle armi chimiche, ci ha spinto ad agire. Il raid di ieri è un messaggio chiarissimo: gli Stati Uniti non consentiranno al regime di Assad di usare le armi chimiche».

GB, AZIONE LEGALE
L'azione di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia è stata «giusta e legale», per alleviare la sofferenza umanitaria dei siriani causata dal ripetuto uso di armi chimiche.
Lo ha detto l'ambasciatrice britannica all' Onu Karen Pierce durante la riunione del Consiglio Sicurezza sulla Siria: «Non prendo lezioni di diritto internazionale dalla Russia».


COMUNITA' MONDO ARABO
«Le Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) condannano, in un comunicato, l'ennesimo attacco unilaterale degli Stati Uniti, della Francia e della Gran Bretagna compiuto senza mai cercare concretamente soluzioni pacifiche, senza interessarsi prima ai diritti dei civili e dei numerosi feriti che da settimane aspettano aiuto». «Non vogliamo un altro Iraq, non vogliamo un'altra Libia e un altro Afganistan, dove le guerre hanno portato solo morti e disastri e alibi ai movimenti terroristici. Non vogliamo attacchi militari unilaterali, chiediamo - scrive il Co-mai - il coinvolgimento dell' Onu e l' urgente verifica delle prove dell' uso di armi chimiche, prove che sia gli Stati Uniti quanto Francia hanno dichiarato di avere».


 
Ultimo aggiornamento: Domenica 15 Aprile 2018, 12:47
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