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«Mi fa tremare le gambe - ha raccontato a Leggo Simone Cristicchi - mi ha colpito tanto, è una settimana che giro tutto il Kenya e la cosa che più mi ha colpito e vedere il desiderio di questi bambini di andare a scuola. Poi però scopri che non hanno la sicurezza di arrivare a fine giornata... sopravvivere per studiare, mi lascia senza fiato. Purtroppo succedono spesso».
Dagoretti è un sobborgo di Nairobi che lei ha visitato insieme ad Amref?
«A Dagoretti ho visitato due strutture, la prima è un centro polifunzionale dove i ragazzi imparano la musica. Suonano con i bidoni di plastica e poi c’è una scuola con biblioteca annessa e quello è un punto di raccolta per ragazzi di strada, abbiamo parlato soprattutto con loro. La biblioteca rappresenta un approdo, un’alternativa alla droga a buon mercato come la colla o il carburante degli aerei. Sono ragazzi abbandonati dalle famiglie. Ad una ragazza ho chiesto ' qual è il tuo sogno?', mi ha risposto 'quello di ritrovare mia madre'».
Che esperienza è stata quella in Kenya, cosa ha visto?
«A Nairobi abbiamo visitato Kibera la più grande baraccopoli sul territorio, come la scuola crollata è tutta fatta di lamiere, con fogna a cielo aperto, le case sono loculi di lamiera. Per me è stata un'esperienza fortissima, la prima volta per me. E' una realtà lontanissima da noi e lontana dal nostro benessere. Una delle cose più forti è stato proprio aver visitato la scuole. Per questi ragazzi è importante, li aiuta ad uscire fuori dal tunnel della strada, la prima cosa che trovano è una colazione, li porta via dalla povertà della loro casa. La giornata di studio a cui ho assistito è stata scioccante, sono assetati di cultura e di sapere. Sono fieri di poter studiare. Vicino Malindi alle 7 del pomeriggio erano ancora seduti a scuiola. Per loro è proprio un riscatto sociale, dai più piccoli, dai 5 anni in su, si esprimono benissimo in inglese, le scuole funzionano anche se sono fatti di lamiere. Ci sono alcune fatte solo di fango secco e legna. Quelle dell'Amref Italia che vedete nelle foto che vi ho inviato sono le uniche in muratura»
Questo viaggio verrà raccontato in un documentario, qual è il messaggio che spera di far passare?
«Abbiamo una marea di materiale, mi piacerebbe raccontare la parte positiva. Esserci anche con un sorriso , crea un momento di serenità. Loro vedono l’Amref che li sostiene, e sono felici, pansate che ci sono scuole che non hanno acqua o matite. Piccoli aiuti sono fondamentali. A volte è incredibile, ma con pochissimo si dà tanto. Mi piacerebbe raccontare storie positive, perchè ce ne sono tante. Ci sono delle piccole storie a lieto fine come Martin che a 27 anni è diventato musicista, è uno dei “prodotti" di Amref, lui rappresenta il cambiamento. Ce l’ha fatta».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Settembre 2019, 23:03
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