Silvia Romano, altri sei arresti: polizia ottimista. La Onlus: «Travolti da violenza social»
«Qualcuno di loro voleva lasciarla libera, ma gli altri hanno detto di no - ha detto James nel suo racconto - Abbiamo inseguito quegli uomini, ma ci hanno sparato». «Silvia piangeva disperata, urlava ‘aiutatemi’ ma quegli uomini armati la trascinavano via - aggiunge - Erano in quattro, noi avevamo solo i coltelli, loro sparavano per tenerci lontani». Secondo testimoni oculari, i rapitori avrebbero intimato a Silvia di chiamare in Italia e di farsi mandare dei soldi per il riscatto, ma lei era senza telefono (rimasto in casa) e non aveva denaro con sé. Uno di loro parlava inglese traducendo agli altri: quando hanno capito di non poter avere subito i soldi hanno pensato di liberarla, ma alcuni si sarebbero rifiutati, dicendo «allora che lo abbiamo fatto a fare?».
Secondo il ragazzo, i rapitori non erano né estremisti islamici né Shabaab somali: «Potevano fare tranquillamente una strage uccidendo chiunque - spiega - La gran parte degli abitanti si trovava nella guest house di fronte alla struttura. Bastava tirare una bomba lì». James ha detto anche che Chakama è un posto tranquillo che da anni non registrava episodi di violenza.
Per questo, secondo i residenti, questo gruppo di criminali ha scelto di colpire lì, dove non c’è nulla se non il poco messo in piedi dalle Ong, e senza alcuna presenza militare o di polizia.
Ultimo aggiornamento: Martedì 27 Novembre 2018, 19:02
© RIPRODUZIONE RISERVATA