Crisi ucraina, segnali di de-escalation. Ma gli americani: «Russi pronti a colpire»

Crisi ucraina, segnali di de-escalation. Ma gli americani: «Russi pronti a colpire»

di Giammarco Oberto

La diplomazia ha ancora margini di manovra, prima che la crisi ucraina precipiti nel baratro della guerra. Il grande tessitore ieri è stato il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Sono del cancelliere le uniche parole capaci di aprire una breccia nel muro russo: «La questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato attualmente non è in agenda - ha ribadito Scholz - ed è per questo che è un po’ strano osservare che il governo russo stia mettendo al centro di grandi problematiche politiche qualcosa che in pratica non è all’ordine del giorno».

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Oggi Scholz volerà a Mosca al cospetto di zar Putin. «Siamo pronti ad un serio dialogo con la Russia sulle questioni della sicurezza europea - ha ribadito l’erede della Merkel - ma se la Russia di nuovo viola l’integrità territoriale, siamo pronti ad ampie ed effettive sanzioni in coordinamento con i nostri alleati. Ci aspettiamo che la Russia faccia passi chiari verso la de-escalation». Un messaggio che il Cremlino sembra recepire. «Ci sono chances di raggiungere un accordo con i Paesi occidentali», ha riferito il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov a Putin, che lo ha ricevuto al Cremlino (allo stesso tavolo di Macron, anche lui seduto a 4 metri di distanza) per capire se la diplomazia stia producendo effetti o se Europa e Usa vogliano solo trascinare la Russia in un pantano di inutili negoziati.

Un segnale di de-escalation da parte dei Mosca può essere però solo fumo negli occhi. Del resto oggi la Duma - il parlamento russo - voterà (e voterà ovviamente sì) la risoluzione in cui si chiede al Cremlino di riconoscere come parte della Federazione russa le regioni separatiste ucraine di Donetsk e Luhansk, autoproclamatesi repubbliche indipendenti nel 2014. Una mossa non propriamente di distensione. Ieri sera oltretutto nuove informazioni di intelligence americane, riportate dalla Cnn, hanno segnalato movimenti di truppe al confine, come se l’esercito russo - che sul campo ha già 130mila uomini - si stesse disponendo per un attacco. Secondo il Pentagono i piani militari del Cremlino includono l’accerchiamento di Kiev entro 24-48 ore, oltre a campagne aeree e missilistiche: l’artiglieria a lungo raggio sarebbe già stata messa in posizione di tiro. Per gli americani l’invasione continua a essere prevista per domani, 16 febbraio: giorno che il presidente ucraino Zelensky ha già dichiarato «giornata dell’unità nazionale».


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Febbraio 2022, 12:12
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