«La polizia arresta un nero senza motivo, poi scopre che è dell'Fbi»: il video virale è una bufala. La vera storia

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di Enrico Chillè
Mentre in tutti gli Stati Uniti infiammano le proteste per la morte di George Floyd e per il trattamento discriminatorio di alcuni agenti di polizia nei confronti degli afroamericani, sul web un video ha fatto furore. Condiviso su vari social network, in pochissimi giorni il filmato, che immortalerebbe un arresto ingiustificato di un nero da parte della polizia, ha accumulato decine e decine di milioni di visualizzazioni. Peccato che, nonostante la descrizione circostanziata presente nella didascalia, nulla di quello che viene raccontato sia vero.

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Questa l'informazione (falsa) riportata nelle varie didascalie che accompagnano il video: siamo a Rochester, nel Minnesota. Un afroamericano, che si trovava seduto al tavolo di un locale, viene fermato da due agenti di polizia che gli chiedono i documenti. Al rifiuto di fornire le proprie generalità, senza un valido motivo per quella richiesta, gli agenti decidono di ammanettarlo, con l'uomo che inizia ad avvertirli: «State facendo un grosso sbaglio, voi non sapete lavorare». Sempre leggendo la didascalia del video, ad un certo punto arriva un superiore che analizza i documenti del fermato e scopre che in realtà è un agente dell'Fbi proveniente dal Sud Sudan. Fin qui, la descrizione (contorta e sospetta) che permetterebbe di capire il contesto in cui è stato girato il video.

Il filmato, negli ultimi tre giorni, ha fatto il giro del web ma non ci sono fonti attendibili che confermano quanto viene raccontato da chi l'ha condivisa. C'è un motivo, molto semplice: non c'è niente di vero. A chiarirlo ci ha dovuto pensare lo stesso dipartimento di polizia di Rochester in un comunicato. Innanzitutto, il filmato non è degli ultimi giorni, ma risale esattamente a un anno fa. Era infatti il 1 giugno del 2019 quando alcuni agenti avevano individuato l'uomo e notato una certa somiglianza con un ricercato. Per quel motivo, spiega la polizia, all'uomo che si trovava comodamente seduto al bar era stato chiesto di fornire le proprie generalità e un documento di identità, senza tuttavia ottenere alcuna collaborazione.

Di fronte ai continui rifiuti, gli agenti decidono di ammanettare l'uomo e di estrarre con la forza da una tasca il documento di identità (e non, come viene descritto in alcuni dei video virali, il tesserino dell'Fbi). A quel punto, dopo una breve verifica, al fermato vengono tolte le manette. Il filmato diventato virale negli ultimi giorni, tra l'altro, è tagliato e non mostra il momento in cui l'uomo va a parlare con un superiore dei due agenti, che alla fine gli restituiscono anche il documento di identità. Jim Franklin, il capo della polizia di Rochester, ha aggiunto: «Anche noi possiamo sbagliare anche se ce la mettiamo tutta per fare del nostro meglio. La nostra è un'istituzione che cerca di migliorarsi costantemente e che cerca di offrire un servizio al massimo livello, degno dei cittadini a cui è rivolto. Non possiamo però accettare che questi casi di diffamazione infanghino il nostro operato».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Giugno 2020, 15:55
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