«Apple dovrebbe rivedere i suoi piani di sicurezza e scansionare gli iPhone delle persone alla ricerca di immagini pedopornografiche». Il professor Hany Farid, inventore del software PhotoDNA che permette di rilevare immagini illegali di minori, è tornato sulla polemica legata a sicurezza e privacy e ha incalzato la super azienda californiana sull'urgenza di intervenire.
Parlando in un podcast della Internet Watch Foundation, il professore ha affermato: «Apple deve essere incoraggiata a rilanciare i suoi progetti sulla lotta alla pedopornografia. Lo stop proveniva da un piccolo gruppo a sostegno della privacy. L'azienda è stata un po' codarda a cedere a queste pressioni», le sue parole, riportate dal Guardian.
Pedopornografia, la privacy ferma le azioni
Hany Farid è duro con la Apple, per l'importanza del tema e per il modo in cui l'azienda ha preferito cedere su questa battaglia: «Penso che avrebbero dovuto mantenere la loro posizione e dire: "Questa è la cosa giusta da fare e lo faremo". Sono un forte sostenitore di tutti i servizi online che vorrebbero farlo». Apple ha annunciato per la prima volta i suoi piani per eseguire la "scansione lato client" nell'agosto 2021, insieme ad altre proposte per la sicurezza dei bambini che da allora sono arrivate su iPhone.
La società intendeva aggiornare gli iPhone con un software che consentisse loro di abbinare le immagini di abusi sui minori archiviate nella libreria di foto di un utente, con copie identiche già note alle autorità per essere state condivise sul web e contrassegnare tali utenti alle agenzie di protezione dei minori.
Prof Hany Farid, image analysis expert at the University of California in Berkeley, said that all online services should adopt idea backed by @GCHQ and @NCSC and scan devices for online child sexual abuse material. Read more. https://t.co/h5PWLCVasN
— Internet Watch Foundation (IWF) (@IWFhotline) August 1, 2022
La polemica riaperta a luglio
La polemica è tornata d'attualità lo scorso luglio, quando i responsabili dei servizi di sicurezza del Regno Unito hanno pubblicato un documento in cui dettagliavano la loro convinzione che tale scansione potesse essere implementata in un modo che rispettasse alcune leggi sulla privacy. «Eseguiamo regolarmente la scansione sui nostri dispositivi, sulle nostre e-mail, sui nostri servizi cloud alla ricerca di qualsiasi cosa, inclusi spam, malware, virus e ransomware, e lo facciamo volentieri perché ci protegge. Non credo sia iperbolico dire che, se siamo disposti a proteggerci, allora dovremmo essere disposti a proteggere i più vulnerabili tra noi», ha concluso il professore.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 1 Agosto 2022, 11:56
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