Russia, nipote di 11 mesi non smette di piangere: i nonni lo bruciano vivo nella stufa
di Federica Macagnone
La coppia stava facendo da babysitter a Maxim. A scatenare la furia omicida sarebbe stato il pianto del piccolo che ha infastidito la nonna che, completamente ubriaca, l’ha strangolato facendogli perdere i sensi. A quel punto il nonno ha preso il bimbo e lo ha lanciato dentro la stufa accesa.
L’esame del medico legale ha stabilito che Maxim era ancora vivo quando è stato gettato tra le fiamme: è morto per le ustioni sul 100% del corpo e per avvelenamento da monossido di carbonio.
Leggendo la sentenza, il giudice Viktor Galimov ha dichiarato: «Il medico legale ha spiegato che prima di essere messo nella stufa il bambino aveva il battito cardiaco. Respirava e aveva una temperatura corporea normale. C'erano ancora segni di vita».
A trovare il corpo carbonizzato del bimbo è stata la mamma, la 21enne Viktoria Sagalakova, che, rientrata a casa dei genitori, si è ritrovata davanti a quella scena orripilante. In tribunale, moglie e marito hanno provato a difendersi scaricando la colpa l'uno sull’altro. «Dormivo - ha detto Zhanna - Come avrei potuto fare questo al mio amato nipote? L'ultima volta che l'ho visto era vivo e vegeto».
Alexander ha negato di aver messo il bambino nella stufa e ha detto al giudice: «Vostro Onore, non l’ho ucciso. Lei lo ha ammazzato. Ho fumato, sono andato a dormire, poi sono andato in bagno. Quando sono tornato mi ha detto: "Ho ucciso nostro nipote"».
Il vicino di casa Evgeniy Borgoyakov ha dichiarato a una tv russa: «Il nonno era sempre ubriaco. In passato aveva gettato dentro quella stufa gatti e cani. Lo ha fatto anche con suo nipote». In aula c’era anche la madre del piccolo: una maschera di dolore che continuava a ripetere di non poter credere che i suoi genitori le avessero tolto la sua ragione di vita.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Gennaio 2020, 20:34
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