Navalny e la confessione dell'agente russo ottenuta con l'inganno: «Il veleno era nelle mutande»

Navalny e la confessione dell'agente russo ottenuta con l'inganno: «Il veleno era nelle mutande»

Aleksei Navalny, l'oppositore russo che ha rischiato la morte per avvelenamento, è riuscito a dimostrare la paternità dei servizi segreti del suo paese dietro il malore che lo aveva colto nell'agosto scorso. Con l'inganno, infatti, Navalny ha chiamato Konstantin Kudryavtsev, fingendo di essere un alto funzionario incaricato di indagare sulla missione.

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Il presunto agente avrebbe spiegato che se non fosse stato effettuato un atterraggio di emergenza a Omsk e se i sanitari non fossero intervenuti tanto rapidamente «il risultato sarebbe stato diverso». A differenza di quanto si credeva fino a poco tempo fa, l'avvelenamento non sarebbe dovuto ad una sostanza sciolta nel tè: la tossina potrebbe essere stata applicata sulla biancheria intima di Aleksei Navalny. Il presunto agente dell'Fsb - che chiarisce di non aver partecipato all'operazione per somministrare il veleno - in una telefonata in cui Navalny si finge un alto funzionario risponde alla domanda su dove ci si può aspettare una più alta concentrazione di residui della tossina sui vestiti di Navalny indicando l'interno delle mutande, e in particolare le cuciture nella zona inguinale.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Dicembre 2020, 22:04
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