I delegati di Mosca sono arrivati ieri pomeriggio, quelli ucraini lo faranno questa mattina, attraverso un corridoio di sicurezza garantito dai russi. Il rendez vous del secondo round dei negoziati per fermare la guerra è fissato nella foresta di Bialowieza, intorno a Brest, cittadina bielorussa sul confine polacco.
Un incontro che ieri è slittato per tutto il giorno, in un primo momento sembrava perfino saltato. I russi hanno preso tempo mentre avanzavano i loro carrarmati, per sedersi al tavolo da una posizione di forza. Ma ieri anche i falchi del Cremlino hanno giocato a fare le colombe: «L’ipotesi di un cessate il fuoco sarà sul tavolo dei negoziati» ha riferito a Interfax il capo negoziatore di Mosca, Vladimir Medinsky, tra la cerchia dei seguaci più vicini a Putin. Che cosa chiedano in cambio i russi, sarà sul tavolo oggi nei colloqui di Brest. Potrebbero ribadire la condizione di demilitarizzare l’Ucraina e la sua neutralità futura rispetto alla Nato. Richieste che l’Ucraina non potrebbe mai accogliere. «Di certo siamo pronti a negoziare, ma non accetteremo in alcun modo ultimatum» ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.
Gli ucraini non si fidano. Del resto ieri è stato avvistato a Minsk Viktor Yanukovich, presidente dell’Ucraina dal 2010 al 2014, fedele a Putin: sarebbe l’uomo che il Cremlino vorrebbe insediare al posto di Zelensky.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Marzo 2022, 07:47
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