"Vivo a Lisbona e ho una bimba piccola: non torno in Italia, ho paura del morbillo"

"Vivo a Lisbona e ho una bimba piccola: non torno in Italia, ho paura del morbillo"
Per il momento la piccola Naima non verrà in Italia, in attesa di poter fare il vaccino per il morbillo, ritenuto indispensabile per visitare il nostro paese anche dalle agenzie internazionali. La sua storia la racconta all'Ansa il papà, padovano che vive a Lisbona con la compagna e la bimba, nata lo scorso aprile. «Quando è nata Naima abbiamo pensato che agosto fosse un buon momento per portarla in Italia, anche perchè la mia famiglia si trasferisce in una casa che abbiamo vicino a Bolzano dove passiamo sempre il Ferragosto», spiega Fabio, che è laureato in Chimica e a Lisbona si occupa di traduzione di brevetti.

«Stavo per fare i biglietti quando ho letto su Facebook un post di Roberto Burioni che parlava del morbillo in Italia, e di come ci fossero stati più casi dall'inizio dell'anno rispetto a tutto il 2016. Da lì ho deciso di approfondire, finchè non ho trovato un video su Youtube che spiegava quali possono essere gli effetti della malattia sui bambini più piccoli di un anno e le possibili conseguenze a lungo termine. Quando l'ho visto sono rimasto pietrificato, ho pensato che non potevo rischiare anche perchè la provincia di Bolzano è una di quelle con le coperture più basse, addirittura al 60%, non potevamo certo pensare di tenerla tutto il tempo in casa».

La decisione è stata condivisa anche dalla sua compagna Eurides, che fa il medico a Lisbona dopo essersi laureata a Padova. «Anche lei era d'accordo, saremmo stati in ansia tutto il tempo, anche perchè ovviamente tutti avrebbero voluto tenerla in braccio o coccolarla, e io ho letto che una persona infetta può contagiarne 18. Proprio in quei giorni c'è stato anche il caso di una adolescente morta proprio per morbillo qui a Lisbona, a quel punto la decisione è stata facile. I miei genitori erano un pò delusi, ma ovviamente hanno capito. La porteremo quando sarà vaccinata».

In Portogallo, dove i vaccini obbligatori sono due, contro tetano e difterite, e il calendario vaccinale è quasi uguale a quello italiano, la situazione è molto diversa. Nel paese la malattia è stata dichiarata eradicata nel 2016, e il caso della ragazza morta lo scorso 19 aprile è stato causato da un piccolo cluster di 23 pazienti, uno dei quali è finito al pronto soccorso dell'ospedale dove la sedicenne, che non era stata vaccinata per una allergia, era in cura per un'altra patologia. «Qui il morbillo ha il 98% di copertura, e non ho visto le polemiche che ci sono state in Italia - afferma Fabio -, ci sono alcuni gruppi contro i vaccini ma non sono visibili come da voi. Devo dire che fino a prima di questo episodio non avevo idea della situazione, mi sembrava quasi impossibile che qualcuno potesse dirsi contrario ai vaccini. Qui abbiamo appena iscritto al nido la piccola per mandarla il prossimo ottobre, quando entrerà in classe dovrà presentare il certificato di vaccinazione, anche se l'immunizzazione non è obbligatoria. Noi ovviamente glieli faremo tutti».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 28 Luglio 2017, 18:08
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