Marocco, la Marina spara ai barconi: uccisa una ragazza di vent'anni. E il Paese è sotto choc

Marocco, la Marina spara ai barconi: uccisa una ragazza di vent'anni. E il Paese è sotto choc
Una ragazza di 20 anni morta e tre feriti è stato il bilancio della sparatoria nelle acque del Mediterraneo, al largo di M'ndiq, con la nave della Marina marocchina che, martedì 25 settembre, ha aperto il fuoco contro un barcone di migranti, un caso che ha scosso l'opinione pubblica. Le voci 'contro' dell'informazione marocchina sollevano interrogativi sulla vicenda, ma preferiscono affidare ai social le testimonianze raccolte in diretta. L'identità della vittima è diffusa via Facebook: studentessa di legge alla facoltà di Martil, poco lontano da Tangeri, Hayat B. aveva 20 anni, era originaria di Tetouan. Tre altri marocchini, Lahabib di 26 anni, Hamza di 25 e Mouad di 32 sono rimasti feriti e sono ricoverati nell'ospedale di M'diq. 

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Non si ricorda un incidente simile. Attoniti per la reazione che, il giorno dopo, molti considerano «sproporzionata», in Marocco lo choc è grande anche perché su quell'imbarcazione di fortuna c'erano solo connazionali. Abituati al passaggio di subsahariani, i marocchini affrontano, per la prima volta sotto i riflettori, la verità che ben conoscono: si scappa anche dal loro paese. I quotidiani, per lo più di proprietà del re, restano divisi: la maggior parte pubblica la versione ufficiale dell'incidente, suffragata dal comunicato della prefettura di M'Ndiq: l'imbarcazione guidata da un cittadino spagnolo non si sarebbe fermata all'alt, intimato più volte dai militari. Di qui la sparatoria.



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Di fronte all'aumento dei flussi migratori, la Marina reale ha intensificato i controlli e serrato i ranghi: le autorità spiegano che il barcone «non era chiaramente visibile e riconoscibile», riferiscono che lo spagnolo che lo guidava è stato arrestato e che pende un'inchiesta per capire anche come mai avesse messo a disposizione il natante. La polizia controlla gli ingressi con barriere all'entrata delle città del Nord, da Tangeri a Tetouan, dove la costa spagnola è più facilmente raggiungibile e dove di notte, sulle spiagge dei turisti si affollano gli 'harragà, i giovani disposti a tutto pur di entrare in Europa.

Il viaggio può costare dai 3 mila agli 8 mila euro, a seconda delle difficoltà. Si parte con ogni mezzo, persino la moto d'acqua. Le imbarcazioni aspettano che il mare sia calmo e che il passaggio di petroliere, cargo e grandi navi da crociera crei una sorta di percorso ad ostacoli per rendere impossibile l'inseguimento. L'approdo sulla costa spagnola è riservato ai più fortunati, gli altri vengono catapultati in acqua, a qualche miglio dalla terra, anche se non sanno nuotare.

Gli organizzatori del tour della speranza mettono a disposizione le baracche dei pescatori sulle spiagge, per passare le notti fino a che arriva la condizione ideale per la partenza, ma con i soldi prendono anche i documenti e i telefonini.
In pochi rinunciano. E sono quelli che, rientrati a casa, raccontano il pericolo, il rischio, la fatica. Tutto inutile. Chi riesce a farcela, appena può posta sui social la sua testimonianza in forma di tutorial, per incoraggiare i «fratelli» a fare altrettanto. In questi giorni il Marocco ha rimpatriato 40 migranti irregolari dall'aeroporto di Tangeri e di Casablanca, verso Abidjan, in Costa d'Avorio, e ha avviato una collaborazione con le rappresentanze diplomatiche di numerosi paesi africani per riportare a casa i sans-papier. 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Settembre 2018, 21:05
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