Libia, sì della Turchia all'invio di truppe. Trump a Erdogan: «Soluzione diplomatica»

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Il Parlamento di Ankara ha detto sì all'invio di truppe turche in Libia, come richiesto dal governo del premier libico Fayez al-Serraj. L'obiettivo è quello di rafforzare la presenza militare a sostegno del governo di accordo nazionale per fermare l'avanzata dell'autoproclamato Esercito nazionale libico del generale Khalifa Haftar, impegnato da aprile in un'offensiva per prendere il controllo di Tripoli.  Ma almeno per il momento non sembra essere l'annuncio di una guerra imminente, quanto piuttosto un modo per esercitare la massima pressione possibile e una forma di deterrenza su Khalifa Haftar. Se il generale che da aprile cerca di conquistare Tripoli decidesse di ritirare le sue truppe, spiegano dalla capitale turca, Ankara non invischierebbe i suoi militari in un conflitto che secondo stime Onu finora ha causato la morte di oltre 2.000 combattenti e più di 280 civili.
Donald Trump ha discusso della situazione in Libia nel corso di una telefonata con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, i due leader hanno sottolineato l'importanza di una soluzione diplomatica nella regione.


Il voto al parlamento turco era in origine previsto per la prossima settimana ma si è deciso di anticiparlo per le difficoltà incontrate dal governo libico dell'Unione nazionale (Gna) a Tripoli, dove si è intensificata negli ultimi giorni l'offensiva militare delle forze di Haftar. In una sessione parlamentare straordinaria, i parlamentari turchi hanno dunque approvato con un'ampia maggioranza - 325 deputati a favore e 184 contrari - una mozione che per un anno consentirà al presidente Erdogan l'opzione di mandare soldati sul terreno. Una mossa che rischierebbe secondo molti di trascinare nuovamente il Paese nell'inferno di una guerra civile senza esclusione di colpi.



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Le reazioni
L'Egitto «condanna, nei termini più forti» il «passo del Parlamento turco» con cui è stato deciso di «inviare forze turche in Libia», si legge sulla pagina Facebook del ministero degli Esteri egiziano. Il Cairo come noto appoggia il generale Khalifa Haftar che da aprile sta cercando di conquistare Tripoli innescando un conflitto che finora ha causato la morte di oltre 2.000 combattenti dei due schieramenti e più di 280 civili, secondo stime Onu. Anche la 
«La Lega araba condanna la decisione del Parlamento turco che autorizza il presidente a inviare forze in Libia», riferisce la tv pubblica egiziana. «La Lega araba afferma il proprio sostegno alla soluzione politica in Libia attraverso l'attuazione dell'accordo di Skhirat», riferisce ancora l'emittente riferendosi all'intesa del 2015. Subito dopo il voto di Ankara anche Bruxelles ha ribadito il suo appello a «cessare tutte le azioni militari e riprendere il dialogo politico»


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L'Italia
«Il voto del Parlamento turco sulla Libia aumenta le tensioni in un quadro già drammatico.
La missione Ue proposta dall'Italia è sempre più importante per chiedere a tutti gli attori di rispettare l'embargo Onu, far tacere le armi, ridare voce alla politica». Lo scrive su Twitter la viceministro degli Esteri Marina Sereni dopo il varo della mozione che autorizza Ankara a inviare truppe in Libia
. E il leader della Lega Matteo Salvini: 
«Oggi il parlamento turco ha votato a favore dell'intervento militare in Libia. Una volta noi eravamo protagonisti in Libia, ma negli ultimi mesi siamo scomparsi».
«Siamo molto preoccupati per il via libera da parte del parlamento turco all'invio di truppe in Libia»., dichiarano i deputati Pd Lia Quartapelle, capogruppo in commissione Esteri a Montecitorio ed Enrico Borghi, membro del Copasir e della commissione Difesa della Camera. «È necessario che l'Ue intervenga per trovare una soluzione politica al conflitto. Chiediamo, insieme a Graziano Delrio, che il ministro Di Maio venga a riferire in Aula dopo la missione Ue da lui organizzata per il 7, al momento l'unica proposta concreta per far riprendere una necessaria iniziativa comune europea».

«La decisione del Parlamento turco sulla Libia è un'autentica catastrofe per l'Europa e per l'Italia. Da tempo avevo sottolineato la necessità di iniziative più consistenti sullo scenario libico. La sorditá dell'Europa ha prodotto questo risultato, che rischia di ridurre drasticamente l'influenza italiana ed europea», scrive su Facebook  il senatore Pier Ferdinando Casini.


Lo scenario
Il capo di stato turco, che ha sottolineato di muoversi dopo avere ricevuto una esplicita richiesta di aiuto da parte del governo di al-Sarraj, ha ripetutamente dichiarato che il suo paese è determinato a fornire assistenza militare a Tripoli. Una posizione che sembrerebbe inserirsi nel crescente protagonismo di Ankara nel Mediterraneo orientale, teatro di una corsa agli idrocarburi. Ora bisognerà vedere che forma assumerà questo sostegno e se il sultano di Ankara invierà effettivamente o meno truppe in una regione che fece parte dell'impero Ottomano fino alla conquista coloniale italiana del 1911. L'unica chiave di lettura sulle reali intenzioni turche l'ha data finora il vicepresidente Fuat Oktay secondo il quale il voto del parlamento rappresenta soprattutto «uno strumento di dissuasione» e che se Haftar cambiasse atteggiamento e si ritirasse dall'offensiva, allora Ankara non avrebbe ragione di mandare i propri soldati.
Haftar
Non sono apparse tuttavia concilianti le prime reazioni delle forze di Haftar che si sono dichiarate «pronte a combattere» contro i turchi. E hanno intanto annunciato di avere abbattuto un altro drone turco vicino a Tripoli. Un'eventuale coinvolgimento militare in Libia, peraltro, non sarebbe una passeggiata per la Turchia, che dopo quello della Siria, potrebbe ritrovarsi in un nuovo pantano. Oltre alle difficoltà legate all'invio di truppe in un paese separato dal mare, uno spiegamento in Libia sarebbe accompagnato anche da un possibile rischio di incidenti con la Russia. Anche se Mosca nega, l'inviato delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé e il presidente Erdogan affermano che mercenari russi sono impegnati a fianco delle forze di Haftar.La sessione odierna è stata convocata dal presidente del Parlamento turco Mustafa Sentop, dopo la mozione presentata dall'ufficio della presidenza turca e sostenuta dal partito di Erdogan. Nella mozione si parla di una spedizione militare in Libia della durata di un anno, finalizzata anche a proteggere gli interessi turchi nel Paese africano.

 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Gennaio 2020, 08:43
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