Libano, la tassa su Whatsapp scatena la rivolta del popolo

Tassa su Whatsapp, la beffa che scatena la rivolta del popolo

di Michela Poi
Una tassa sulle telefonate Whatsapp. Di fronte a questa ennesima "beffa" il popolo del Libano si è ribellato ed è sceso in piazza, compatto, a manifestare. Solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo da tempo, la scintilla che ha dato il via a una serie di proteste contro il carovita e contro la drammatica situazione economica e sociale del paese. La città di Beirut è stata invasa da cortei e sit -in, e molte altre città sono state messe a ferro e fuoco. Per ora il bilancio è di due morti e oltre 60 feriti. 

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«Il popolo vuole la caduta del regime!». Lo slogan urlato dai manifestanti è lo stesso delle proteste arabe del 2010 e 2011.  Una mobilitazione "trasversale", che ha unito tutti, a prescindere da confessioni e ideologie. Tanto che questa volta nel mirino sono finiti anche gli esponenti del movimento sciita filo-iraniano Hezbollah. «Si devono dimettere tutti! E quando diciamo tutti intendiamo tutti!», hanno urlato diversi attivisti nel sud del paese.
 

E se il governo ha immediatamente ritirato la proposta di tassazione di Whatsapp (20 centesimi di dollari per ogni telefonata effettuate tramite sistemi di Voip), le proteste non si sono fermate.  «Non ce ne andremo fino a quando i ladri al potere non lasceranno le poltrone!», hanno promesso i manifestanti. 

 

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Ottobre 2019, 11:18
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