Leonardo soffriva di strabismo, ma il disturbo amplificava la visione tridimensionale

Leonardo soffriva di strabismo, ma il disturbo amplificava la visione tridimensionale

di Paolo Travisi
Un difetto alla vista avrebbe donato a Leonardo da Vinci un particolare talento nel dipingere panorami e volti. Secondo un recente studio, condotto dal neuroscienziato Christopher Tyler dell'Università di Londra, la profondità dei paesaggi montani e l'effetto tridimensionale dei primi piani, sarebbero il frutto di una forma comune di strabismo, l'esotropia: il geniale artista, per sopperire al difetto, avrebbe usato gli occhi separatamente, inducendo il cervello a modificare la percezione della profondità ,come risulterebbe in alcune delle sue opere.

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Infatti i ricercatori hanno preso in esame l'allineamento delle pupille in un autoritratto, nel David del Verrocchio ed in altre opere come l'Uomo Vitruviano, convinti che lo strabismo exotropico, “cioè l'alternanza di visione 2D e 3D, abbia reso l'artista più consapevole di quei dettagli che generano tridimensionalità nei dipinti, e ciò potrebbe spiegare perché Leonardo era così attento a dare l'impressione della profondità nelle sue opere” ha sottolineato il neuroscienziato Tyler.

Lo stesso disturbo, che altri studiosi attribuiscono a Lisa Gherardini, la donna ritratta nella Gioconda. Ad aggiungere interesse a questa particolare ricerca c'è anche il commento rilasciato alla'Ansa di Davide Lazzeri, chirurgo impegnato nello studio della medicina nell'arte, secondo il quale “da tempo si ipotizza che Da Vinci fosse vegetariano e che questo possa aver determinato un incremento dei valori di una proteina del sangue, l'omocisteina, che aumenta il rischio cardiovascolare”, possibile causa della paralisi di una mano e poi di un ictus, di cui si fa menzione in una lettera descritta nel 1517 dal segretario del cardinale d'Aragona Antonio de' Beatis .
Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Ottobre 2018, 19:09
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