Poliziotto dal cuore d'oro fa riunire il mendicante con la famiglia dopo dieci anni

Poliziotto dal cuore d'oro fa riunire il mendicante con la famiglia dopo dieci anni

di Enrico Chillè
Una storia complicata, ma dal lieto fine, grazie al cuore d'oro (e alla testardaggine) di un capo di polizia locale che, tra mille difficoltà, è riuscito a far riunire, dopo oltre dieci anni, un mendicante con la sua famiglia d'origine in Romania. A raccontare quello che è accaduto in provincia di Cadice, in Spagna, è il protagonista della vicenda, Jesùs Varo.

Bimbo di 9 anni regala 50 euro al clochard: «Ne ha bisogno più di me». E lui li restituisce



L'uomo, da tempo, riceveva segnalazioni da parte dei cittadini riguardo un uomo, alto e robusto, con i capelli e la barba lunghi, che si aggirava in stato confusionale in alcuni tranquilli paesini di provincia. Gli abitanti, all'inizio, erano decisamente spaventati dalla presenza dell'uomo, che spesso rovistava nell'immondizia rovesciando i bidoni. Col tempo, le persone impararono a conoscerlo e si resero conto che era del tutto inoffensivo. Una residente, infatti, ha spiegato: «Non parlava mai, di tanto in tanto balbettava qualcosa in una lingua a noi sconosciuta, ma non era aggressivo. L'ho incrociato spesso anche mentre camminavo da sola, di notte, ma non mi disse nulla». La situazione, però, rischiava di diventare insostenibile per le tante proteste degli abitanti, che si vedevano i bidoni aperti e l'immondizia intorno. Inoltre, in alcuni momenti il misterioso senzatetto dava chiari segni di squilibrio, spogliandosi, attraversando pericolosamente strade di scorrimento e addirittura rompendo in un'occasione i vetri di un'auto.

«Sapevamo che non aveva una fissa dimora e dormiva ogni notte in posti diversi, ma sempre rifugi di fortuna, abbandonati e pieni di immondizia. Una persona qualsiasi non sarebbe sopravvissuta in quelle condizioni» - racconta oggi Jesùs Varo a 20minutos.es - «Conoscendolo, sapevo che balbettava e, pur capendo lo spagnolo, non lo capiva. Era chiaro che avesse disturbi mentali. Avrei potuto chiedere all'autorità giudiziaria di imporgli di lasciare la zona, ma volevo aiutarlo e così ho deciso di provare a cercare la sua famiglia, partendo dalle conoscenze che fino a quel momento avevo, cioè nessuna». Il capo di polizia, dopo essersi fatto dichiarare le generalità dal mendicante, di nome Karoly Schmolka, decise di contattare il Consolato della Romania di base a Siviglia, ma nei registri di quell'uomo non c'era traccia. C'era però un omonimo, e Varo ha avuto l'intuizione, giusta, che potesse trattarsi del padre. Dopo essersi fatto dare i contatti dal Consolato, il poliziotto aveva scoperto che il numero di telefono risultava inattivo, così aveva deciso di scrivere una lettera e inviarla all'indirizzo di casa della famiglia di Karoly.



Pochi giorni dopo aver spedito la lettera, in Questura è arrivata una chiamata dalla Romania: un interprete stava facendo da mediatore tra la famiglia dell'uomo e Varo, che dopo aver mostrato alcune foto di Karoly aveva avuto la conferma che si trattava proprio di lui. In questo modo, il poliziotto era riuscito a scoprire molto della storia dell'uomo: giunto in Spagna all'inizio del 2008, Karoly doveva lavorare nel settore edilizio a Saragozza, in Aragona, ma ben presto, a causa della crisi, si ritrovò senza lavoro, solo e in strada. A peggiorare la situazione, i disturbi mentali che di fatto lo portarono a vagabondare per l'Andalusia. «Era come un bambino che aveva dimenticato il proprio passato e non ha idea di dove si trova, lo spiegai anche alla famiglia, poi decidemmo di fare una videochiamata» - spiega ancora il poliziotto - «Lui non se lo aspettava, è stato a parlare per mezz'ora, poi abbiamo deciso di organizzare il ritrovo con la famiglia, ma io credevo che sarebbero venuti loro a riprenderselo».



Non è andata così: i genitori di Karoly sono anziani, acciaccati e non benestanti. Per questo, Jesùs Varo, per l'ennesima volta, è andato oltre le proprie competenze e funzioni, adoperandosi per far sì che Karoly potesse ritornare nella sua città natale, quella di Cluj-Napoca. Dopo aver fatto ottenere all'uomo un documento di identità provvisorio, il capo della polizia aveva organizzato anche il viaggio di ritorno in Romania, con l'aereo da Malaga a Cluj. Sembrava tutto facile, ma Jesùs Varo aveva ormai imparato a conoscere bene ogni insidia: «Non potevo certo permettermi di cercarlo il giorno stesso in giro per vari paesi prima di viaggiare verso Malaga, così avevo deciso di farlo dormire la notte precedente in una cella del commissariato, spiegandogli che sarebbe partito il giorno dopo. La mattina, però, dopo averlo lavato e vestito con una tuta della Croce Rossa, Karoly è scappato, attraversando pericolosamente una strada. Siamo riusciti a recuperarlo, ma si era fatto i bisogni addosso e siamo stati costretti a lavarlo e vestirlo di nuovo». Alla fine, Karoly è tornato in Romania e si trova con la sua famiglia, anche se i problemi non sono finiti. Jesùs Varo, infatti, spiega: «Sono rimasto in contatto con i suoi familiari, mostra ancora segni di squilibrio ed è già scappato una volta di casa. Una cosa è certa: ha bisogno di trattamenti adeguati per i suoi disturbi, ma credo che sia qualcosa di recuperabile. Mi hanno anche mandato una foto: con i capelli e la barba tagliati, sembra davvero un'altra persona. Il mio auspicio, ora, è che possa guarire e di poterlo rivedere qui, magari insieme alla sua famiglia».
Ultimo aggiornamento: Sabato 12 Maggio 2018, 22:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA