Ha la paralisi cerebrale, per i medici è spacciato: «Mio figlio oggi ha 12 anni e cammina da solo»

Ha la paralisi cerebrale, per i medici è spacciato: «Mio figlio oggi ha 12 anni e cammina da solo»

di Enrico Chillè
«Ora ne siamo certi: il bimbo soffre di paralisi cerebrale, ci sono ottime possibilità di sopravvivenza ma purtroppo non sarà mai in grado di camminare e dovrà passare tutta la vita bloccato su una sedia a rotelle». Questa era la terribile diagnosi che i medici avevano comunicato ai genitori di un bimbo che all'epoca, nel 2006, aveva appena due mesi. Oggi Asier, che vive a Bilbao, ha 12 anni e, anche se con qualche difficoltà, è in grado di camminare e muoversi autonomamente.

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Si potrebbe gridare facilmente al miracolo, ma la realtà è ben diversa. La mamma del ragazzino, Mayte, ha spiegato a 20minutos.es che il segreto dei grandi progressi del figlio è tutto nell'impegno profuso e nelle terapie di un centro specialistico decisamente all'avanguardia, dove i bambini possono superare i gravi problemi motori dovuti alla malattia. La paralisi cerebrale, nella stragrande maggioranza dei casi, è dovuta a problemi di sviluppo del cervello del nascituro durante la gravidanza e influisce sugli impulsi trasmessi dal sistema nervoso. Asier, però, è stato fortunato perché ha avuto dalla sua tutto l'amore dei genitori, la solidarietà di alcune associazioni e l'opportunità di seguire ogni genere di terapie nel centro della Fondazione Nipace, a Guadalajara.

Non è stato facile, per i genitori di Asier, assistere il figlio in questi anni. Il ragazzino sembrava destinato a rimanere paralizzato a vita, ma l'apertura di quel centro poteva rappresentare una grande speranza anche se, solo per il trasferimento nella struttura e il primo mese di terapie servivano oltre 3000 euro, raccolti in gran parte da alcune associazioni benefiche basche. Asier, entrato nella struttura a quattro anni, oggi riesce a muoversi dopo aver lavorato duramente e seguito ogni tipo di terapie, che vanno dal rafforzamento muscolare al miglioramento degli impulsi. «Se ce lo avessero detto otto anni fa, avremmo parlato di miracolo. In tutto questo tempo, però, abbiamo visto quanto Asier ha lavorato duro ed è stato assistito in maniera perfetta da tutti gli specialisti del centro» - ha spiegato la mamma, che per seguire il figlio ha lasciato il lavoro - «Mio figlio si trova nella stessa classe da cinque anni, ma non riesce a stare al passo dei compagni di classe, che non si avvicinano mai a lui. Idem per i genitori, hanno problemi a comunicare con noi per via di questo problema. Nel centro, invece, abbiamo conosciuto altri genitori che vivono la nostra stessa situazione, capiscono e provano le stesse cose».

La struttura dove è stato ospitato Asier è stata aperta nel 2007 da Ramón Rebollo, un uomo la cui figlia, Raquel, è nata affetta da paralisi cerebrale. Lui, come tanti altri genitori, ha cercato disperatamente ogni tipo di soluzione per la malattia della figlia e aveva scoperto che in Polonia venivano svolte terapie con degli speciali macchinari, così decise di portare lì Raquel e dopo aver verificato i primi progressi, aveva deciso di investire alcuni fondi della sanità per l'apertura del centro. Oggi sua figlia ha 19 anni, si muove autonomamente e sta frequentando anche alcuni corsi di formazione professionale, ma Ramòn, che vorrebbe anche ottenere dei finanziamenti per consentire le cure anche alle famiglie più povere, non dimentica gli anni passati, decisamente duri: «Sentirmi dire, appena nata, che non sarebbe mai riuscita a camminare e a vedere è stato un duro colpo, ci hanno liquidato con quella diagnosi, così fredda e lapidaria, senza neanche consigliarci a chi potessimo rivolgerci. Agli altri genitori di bambini affetti da paralisi cerebrale voglio dire una cosa: non date troppo retta alle prime diagnosi, con i giusti sacrifici è possibile fare progressi, non è facile ma dopo le lacrime arriveranno sicuramente i sorrisi».
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Maggio 2018, 12:22
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