Bucha è stato solo un assaggio. Nella Polyssia, la regione dell’Ucraina del Nord ai confini con la Bielorussia, tutta campagne e boschi, fuori dai riflettori dei media, sono almeno una cinquantina i villaggi che «hanno vissuto orrori come a Bucha». La fonte è la Caritas. Solo in questi giorni, percorrendo a rilento strade minate, i volontari sono riusciti a raggiungere la zona, rimasta sotto il controllo russo per 47 giorni e ora di nuovo in mano ucraina. «Nei villaggi di Zirka, Lugovyky, Ragivka, abbiamo trovato popolazioni che per sette settimane ha vissuto negli scantinati, private di tutto» è la testimonianza del direttore di Caritas diocesana Kiev-Zhytomyr, padre Vitalyi Uminskyi. «Quando siamo arrivati - ricorda suor Francesca - non facevano altro che ringraziarci. “Pensavamo di essere stati dimenticati”, ci dicevano. A poco a poco e con difficoltà ci hanno raccontato quanto hanno vissuto».
Sono racconti di torture, uccisioni arbitrarie, distruzioni e saccheggi. In uno dei villaggi, Maryanivka, sono stati uccisi da una granata cinque bambini che erano usciti dal rifugio della scuola sotto attacco: i volontari della Caritas hanno trovato nel cortile della scuola le loro fosse.
La lista dei crimini di guerra commessi dai russi in Ucraina si allunga. Secondo l’Onu, dal 24 febbraio - giorno dell’invasione - sono 3238 le vittime civili in Ucraina: quanto meno quelle accertate. Secondo i dati confermati dalle Nazioni Unite, sono stati uccisi circa 1162 uomini, circa 738 donne, 84 ragazzi e 71 ragazze. Il genere è incerto per 72 bambini e 1111 adulti. I feriti sono 3397, tra cui 82 ragazzi e 71 ragazze, oltre a 169 bambini il cui sesso non è ancora stato confermato. «La maggior parte delle morti di civili sono state provocate da bombardamenti».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 6 Maggio 2022, 08:38
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