Dopo l'attentato al ponte in Crimea, la reazione di Mosca: minacce e missili

Dopo l'attentato al ponte in Crimea, la reazione di Mosca: minacce e missili

di Claudio Fabretti

Un pesante attacco missilistico su Zaporizhzhia, a pochi passi dalla centrale nucleare. La Russia, ferita dall’attentato al ponte di Kerch, intensifica l’attività militare nella regione. Un raid che costa almeno 13 morti e 60 feriti, secondo quanto riferisce la polizia regionale su Facebook, precisando che «tra i feriti e i morti ci sono bambini». Sempre secondo la polizia, sono stati sparati 9 missili S-300 e X-22 contro i quartieri residenziali della città nel sud dell’Ucraina. Decine di case private, due condomini e altre infrastrutture civili sono state colpite.
Ma è sempre più alto il conto che Mosca deve pagare sul fronte ucraino: ad oggi, stando al ministero degli Esteri dell’Ucraina, sarebberon 62.500 i soldati russi uccisi nell’invasione; inoltre sarebbero stati distrutti o catturati 5.133 veicoli corazzati, 1.477 sistemi d’artiglieria, 266 aerei, 235 elicotteri e 2.486 carri armati. Dopo l’esplosione nel ponte di Crimea, il presidente russo Vladimir Putin presiederà oggi il Consiglio di sicurezza di Mosca per fare il punto sulle operazioni. «Naturalmente si sono scatenate le emozioni e c’è un sano desiderio di vendetta», ha detto il governatore della Crimea insediato dal Cremlino, Sergei Aksyonov, riferendosi all’esplosione. Intanto Mosca alza i toni nei confronti dell’Europa, affermando che l’Ue «risentirà delle conseguenze negative di aver rifiutato l’energia russa per i prossimi 10-20 anni».
E mentre il Papa lancia l’ennesimo appello per la pace («A proposito dell’inizio del Concilio, 60 anni fa, non possiamo dimenticare il pericolo di guerra nucleare che proprio allora minacciava il mondo.

Perché non impariamo dalla storia?»), gli Stati Uniti cercano di rassicurare: «Non ci sono nuove notizie» o «indicazioni» che il presidente russo Vladimir Putin abbia preso «la decisione di usare armi nucleari» - ha dichiarato il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby. Ma a suscitare nuove preoccupazioni sono anche le parole attribuite dalla Tass un alto diplomatico del ministero degli Esteri russo, Alexey Polischchuk, secondo cui l’invio da parte dell’Occidente di armi a lungo raggio o più potenti a Kiev rappresenterà una linea rossa per la Russia. È il rischio dell’armageddon paventato dal presidente Usa Biden.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 10 Ottobre 2022, 06:35
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