Grilli in polvere, via libera dell'Ue al commercio: sarà il cibo del futuro?

Le critiche e i dubbi di Filiera Italia su un cibo esotico promosso come dieta sostenibile in alternativa a quella mediterranea

Grilli in polvere, via libera dell'Ue al commercio: sarà il cibo del futuro?

di Niccolò Dainelli

Una rivoluzione è pronta a sbarcare sulle tavole degli europei. L'Unione europea, infatti, ha autorizzato l'immissione sul mercato di Acheta domesticus, comunemente chiamati grilli domestici, in polvere parzialmente sgrassati. Il cibo del futuro, dall'alto valore nutrizionale, arriva in Europa secondo quanto previsto dal Regolamento di esecuzione della Commissione del 3 gennaio 2023, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale comunitaria.

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Il nuovo alimento

 

Il grillo domestico è il terzo insetto approvato dall'Unione Europea. Dopo le tarme della farina essiccate e la locusta migratoria, ecco arrivare la polvere parzialmente sgrassata dei grilli. I prodotti contenenti questi nuovi alimenti saranno etichettati per segnalare eventuali potenziali reazioni allergiche.

L'esclusiva

Per un periodo di cinque anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, precisa  il Regolamento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale comunitaria, solo la società «Cricket One Co. Ltd» è autorizzata a commercializzare in Europa il nuovo alimento a base di polvere parzialmente sgrassata di grillo domestico, salvo nel caso in cui un richiedente successivo ottenga un'autorizzazione per tale nuovo alimento.

I dubbi di Filiera Italia

«Mangi pure gli insetti chi ha voglia di esotico, ma è un gioco in malafede promuoverli per una dieta sostenibile in alternativa alla nostra», ha commentato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. «Nessuna riserva, ci mancherebbe altro, per chi voglia assaggiare 'cibi' esotici, lontani dalla nostra cultura, sbagliato e diseducativo, però, presentarli come alimenti sostenibili da scegliere in alternativa alla nostra dieta perché meno impattanti sull'ambiente», ha sottolineato. «Si tratta di affermazioni false perché la nostra dieta non è solo di qualità, ma a basso impatto ambientale».

L'agroalimentare italiano, infatti, a fronte del più alto valore aggiunto in Europa pari a 65 miliardi di euro, espressione della qualità prodotta, ha una emissione di CO2 a essa correlata pari ad 1/3 delle emissioni francesi e a metà di quelle tedesche, per non parlare del confronto con altri continenti.


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 23:03
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