La Giordania, nella voce del vice premier giordano e ministro degli esteri al-Safadi, ha pronunicato il suo atto d'accusa contro il principe Hamzah bin Hussein, in una conferenza stampa che ha fornito la versione di Amman sul sospetto complotto ordito contro re Abdallah, fratellastro del principale inquisito. Hamzah stesso in nottata aveva denunciato in video diffusi dalla Bbc di «essere stato posto agli arresti domiciliari» e di «non essere lui responsabile del crollo della governance, della corruzione e dell'incompetenza prevalsa nel governo negli ultimi 15-20 anni che ora sta peggiorando».
«Siamo al punto in cui - ha detto - nessuno è in grado di parlare o esprimere opinioni su qualsiasi cosa senza essere vittima di bullismo, arrestato, molestato e minacciato». In soccorso del principe è scesa in campo la madre Noor (quarta e ultima moglie americana del defunto re Hussein): la regina ha definito su twitter le accuse «una malvagia calunnia».
In a video passed to BBC, former crown prince of Jordan says he's under house arrest as part of crackdown on critics https://t.co/ik5JK2a6My
— BBC Breaking News (@BBCBreaking) April 3, 2021
Al-Safadi ha confermato che gli arrestati nella retata di Amman sono tra i 14 e i 16 oltre ai dignitari di corte Basem AwadAllah e Sharif Hassan bin Zaid i cui nomi sono subito circolati.
A sostegno di Abdallah si sono schierate le monarchie del Golfo mentre il ministro della difesa di Israele Benny Gantz ha detto che «una forte e prospera Giordania è per noi un interesse economico e di sicurezza». Teheran ha fatto sapere di opporsi «ad ogni instabilità o interferenza straniera» ed ha accusato «il regime sionista» di Israele le cui «tracce sono sempre riconoscibili in questo tipo di crisi».
Ultimo aggiornamento: Domenica 4 Aprile 2021, 19:41
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