George Floyd, per venti volte la vittima ha urlato: «Non riesco a respirare»

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«Se non puoi respirare allora smetti di urlare». É la risposta agghiaccante data dall'agente Derek Chauvin a George Floyd. Dettagli che si arrichiscono di orrore se si pensa che la vittima per ben venti volte gli avrebbe urlato di non riuscire a respirare. Emergono nuovi particolari sull'uccisione dell'afroamericano, avvenuta lo scorso 25 maggio a Minneapolis, Stati Uniti. 

Le frasi sarebbero state estratte dal video ripreso dalla telecamera indossata da uno dei poliziotti. Nei testi si legge che Floyd, già ammanettato e sotto il ginocchio dell'agente dice ansimando: «Non riesco a respirare, così mi ammazzi amico». Tremenda la replica: «E allora smetti di parlare, smetti di gridare. Ci vuole un sacco di ossigeno per parlare»
 
 

L'ACCUSA Chauvin deve rispondere dell'accusa di omicidio di secondo grado per
aver provocato la morte di Floyd, schiacciandogli il collo con il ginocchio per oltre sette minuti lo scorso 25 maggio. La vicenda ha scatenato un'ondata di proteste antirazziste negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

Le trascrizioni sono state presentate al tribunale del Minnesota dai legali di Thomas Lane, uno degli altri due poliziotti accusati della morte di Floyd. Accusato di favoreggiamento, l'uomo afferma che era in servizio solo da quattro giorni e ha obbedito agli ordini di Chauvin, che aveva 19 anni di esperienza. Ad un certo punto Lane chiede se non
sarebbe meglio voltare Floyd sul fianco, ma Chauvin, continuando a premere con il ginocchio sul suo collo, risponde di no.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Luglio 2020, 15:45
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