Eutanasia in Olanda a 17 anni. Noa, stuprata da bambina, era depressa

Stuprata da bambina, ottiene l'eutanasia a 17 anni per depressione. «Respiro, ma non vivo più»

di Domenico Zurlo
Da bambina era stata violentata, e quegli abusi le hanno portato sofferenza e depressione per tutta la vita, fino alla sua tragica fine: sta facendo discutere la storia di Noa Pothoven, una ragazzina di appena 17 anni che è morta in Olanda dopo aver chiesto e ottenuto di ricorrere ad eutanasia. Per Noa la vita era diventata talmente insopportabile da non poter più andare avanti: se n’è andata in un letto d’ospedale, distesa nel salotto di casa sua.

EDIT 5/06: PRECISAZIONE E RETTIFICA
La notizia dell'approvazione da parte dello Stato olandese della richiesta di eutanasia di Noa Pothoven non avrebbe alcuna conferma. A fare luce sulla vicenda è stato Marco Cappato, leader dell'Associazione Coscioni e promotore del Congresso mondiale per la libertà di ricerca e della campagna Eutanasia legale:  «Non esiste alcuna fonte che ci dica che lo Stato olandese abbia concesso l'eutanasia alla giovane Noa. Esistono invece due fatti accertati - continua Cappato - fonti giornalistiche che riportano la decisione dell'Aja, che aveva rifiutato l'eutanasia chiesta dalla giovane, indicando 5 anni di trattamento prima di decidere. E il fatto che la ragazza avesse smesso di bere e di mangiare. Una decisione legale anche in Italia».

Eutanasia, Marco Cappato: «Noa Pothoven si è lasciata morire di fame e sete»

Un epilogo del tutto legale in Olanda: nel Paese infatti, secondo la legge, chiunque dai 12 anni in su può ottenere l’eutanasia se la richiede, ma solo se un medico stabilisce che la sua sofferenza è troppo grande e non c’è prospettiva di guarigione. La depressione che colpiva questa ragazza era perciò stata riconosciuta dai medici come troppo grave per essere combattuta: sono oltre 6,500 le persone che hanno ottenuto il suicidio assistito in Olanda nel solo 2017, circa il 4,4% dei 150mila decessi registrati nel Paese, scrive il Daily Mail.




LEGALE IN OLANDA Una pratica molto discussa, ma legale anche in alcuni degli Stati Uniti, nonché in Belgio e in Canada: Noa Pothoven aveva anche scritto un’autobiografia, intitolata Winning or Learning («Vincere o imparare»), in cui parlava della sua guerra quotidiana contro depressione, anoressia e sindrome da stress post-traumatico, dovute a quegli abusi sessuali di cui era stata vittima in tenera età. Noa scrisse quel libro perché voleva aiutare altri giovani nella sua stessa situazione, e per denunciare l’assenza delle istituzioni in questo senso.
 
 

IL TRAGICO POST SUI SOCIAL Domenica scorsa in un post sul suo profilo Instagram, la 17enne ha spiegato la sua decisione: «Ci ho pensato molto se condividere o meno quanto sto per fare, ma ho deciso di farlo comunque - recita il post - Forse per alcuni potrà essere una sorpresa, ma ci penso da molto tempo e non è una scelta impulsiva». «Andrò dritta al punto: entro un massimo di 10 giorni io morirò. Dopo anni di battaglie, sono stanca: ho smesso di mangiare e bere, la mia sofferenza è insopportabile e ho deciso di lasciarmi andare». «Respiro, ma non vivo più», le sue tragiche parole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Een verdrietige laatste post. Ik heb lang getwijfeld of ik het hier zou gaan delen, maar heb besloten het toch te gaan doen. Misschien komt het onverwachts vanwege mijn posts over de opname, maar mijn plan lag er al langer dus het is niet impulsief. Ik kom maar meteen tot de kern: binnen max. 10 dagen ga ik overlijden. Na jaren strijden en vechten is het op. Ik ben nu een tijdje gestopt met eten en drinken, en na veel gesprekken en beoordelingen is er besloten dat ik word losgelaten omdat mijn lijden ondragelijk is. Het is op. Ik leef al zo lang niet meer écht, ik overleef, en zelfs dat niet echt. Ik adem nog wel maar ik leef niet meer. Ik word goed verzorgd, ik krijg sterke pijnstilling en ben de hele dag met mijn gezin (ik lig in een ziekenhuisbed in de woonkamer). Ik ben bezig met afscheid nemen van de belangrijkste mensen in mijn leven. Ik kan niet meer bellen en ook amper meer appen. Als ik je niet zelf benader dan lukt het ook niet meer om afscheid te nemen, ik ben heel zwak dus beperk dit tot de allerbelangrijkste mensen. Ik vraag hierbij ook of je me niet wil volspammen met smeekbedes of dit tóch kan, dit kan ik niet meer aan. Het is goed zo. Ga me niet overtuigen dat dit niet goed is, dit is mijn besluit en het is definitief. Liefde is loslaten, in dit geval wel... ❤ Bedankt voor jullie steun altijd. Het is goed zo. Het wordt hier over een tijdje gepost als ik ben overleden, dus dat wordt vanzelf duidelijk. Liefs van Noa 😘

Un post condiviso da Noa Pothoven (@noamaestro) in data:


Alessandra muore nella stessa clinica di Dj Fabo.
I familiari: «Assecondata facilmente»


IL PRECEDENTE IN ITALIA
La storia di Noa ricorda quello, avvenuto in Sicilia, di Alessandra Giordano, una insegnante di Paternò che lo scorso 27 marzo ottenne l’eutanasia in Svizzera, nella clinica Dignitas, la stessa in cui era morto Dj Fabo. Alessandra, depressa e con problemi psicologici, non era una malata terminale, ma soffriva di una forte depressione: sulla sua morte la Procura di Catania aprì un’inchiesta ipoteizzando il reato di istigazione al suicidio.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Giugno 2019, 19:29
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