Elnaz Rekabi, l'atleta iraniana in gara senza velo riappare sui social: «L'hijab mi è caduto»

La scalatrice si è scusata per aver "fatto preoccupare tutti" e ha spiegato che stava tornando a casa insieme alla squadra

Elnaz Rekabi, l'atleta iraniana in gara senza velo riappare sui social: «L'hijab mi è caduto»

di Niccolò Dainelli

Elnaz Rekabi ricompare sui social. L'atleta iraniana che in Corea del Sud ha gareggiato senza hijab, ha scritto un post su Instagram per dire che il copricapo le è caduto «inavvertitamente». La giovane scalatrice ha voluto scusarsi con tutti i suoi follower per averli «fatti preoccupare» e ha spiegato che sta tornando a casa insieme alla squadra della sua nazionale. 

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Il velo scomparso

 

«A causa di un cattivo tempismo e della chiamata imprevista per scalare la parete, il mio velo si è inavvertitamente staccato», ha scritto su Instagram. Ma la notizia della sua gara senza velo ha fatto il giro del web in pochissimi minuti, complici le proteste e le uccisioni di donne che si stanno consumando in Iran. Nelle immagini di International Federation of Sport Climbing, infatti, si vede l'atleta durante la gara a Seoul che indossa solo una fascetta tra i capelli invece del velo, obbligatorio per le atlete anche durante le competizioni all'estero.

L'allerta e la presunta scomparsa

A riferire della sua scomparsa in precedenza era stata la Bbc in lingua persiana (Bbc Farsi), citando amici dell'atleta che non erano riusciti a mettersi in contatto con lei da domenica sera. Iran International a sua volta aveva denunciato il silenzio di Rakabi delle ultime ore, dopo aver commentato come «storica» la sua decisione di gareggiare senza hijab.

Sui social i sostenitori avevano descritto Rekabi come un'eroina, postando le immagini di lei che si arrampica con la scritta dello slogan delle proteste «Donna. Vita. Libertà». Facendola diventare un simbolo di una protesta repressa con la violenza, ma Elnaz Rekabi è ricomparsa sui social.

Le pressioni dei funzionari

Un post che però lascia molti dubbi. L'atleta, infatti, sarebbe tuttavia stata vittima di pressioni da parte dei funzionari iraniani a Seoul e la squadra avrebbe lasciato il loro hotel lunedì, in anticipo rispetto alla partenza programmata mercoledì. Le sarebbero stati sequestrati telefonino e passaporto e secondo Iran Wire il capo della Federazione di climbing iraniana le avrebbe caldamente «suggerito» di passare per l'ambasciata iraniana a Seoul, la quale avrebbe provveduto ad accompagnarla in aeroporto. L'ambasciata iraniana a Seoul ha negato questa versione dei fatti inviando ad Afp un comunicato nel quale respinge tutte le «fake news» riguardanti la situazione di Rekabi, la quale, secondo quanto dichiarato dall'ambasciata , avrebbe lasciato il Paese con la sua squadra martedì. Una vicenda che ha coinvolto anche l'Onu. Le Nazioni Unite, infatti, si sono dette preoccupate per le sorti dell'atleta. «Siamo a conoscenza di questo caso e lo stiamo seguendo da vicino. Preoccupazioni sono state sollevate anche con le autorità. Ciò che dobbiamo sottolineare è che le donne non dovrebbero mai essere perseguite per ciò che indossano» ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell'Alto commissario Onu per i diritti umani. 


Ultimo aggiornamento: Sabato 18 Marzo 2023, 14:19
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