Donald Trump e il razzismo che fa breccia tra i suoi fan. Cassiere alla cliente: «Gli illegali a casa» IL VIDEO VIRALE

Donald Trump e il razzismo che fa breccia tra i suoi fan. Cassiere alla cliente: «Gli illegali a casa» IL VIDEO VIRALE

di Domenico Zurlo
Non solo Donald Trump: il tweet razzista del Presidente americano contro le quattro deputate di colore, in cui le esortava a «tornare da dove siete venute», sembra far preccia non solo tra i suoi fan. In un video diventato virale sul web, riferisce la CNN, il cassiere di un minimarket di Naperville, nell'Illinois, ha chiesto la cittadinanza ad un cliente ricordando che gli illegali devono tornare nel loro Paese. Uno scambio di battute che, dopo che il video è stato diffuso, ha portato al licenziamento del commesso.

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Carolina Buitron ha raccontato che stava facendo un giro in bici con due sue cugine quando si sono fermate nel negozio e una delle sue cugine, di 15 anni, è entrata per comprare delle patatine. «All'inizio sembrava che tentasse di essere amichevole», ha detto. Poi il cassiere ha fatto domande sullo status legale delle due cugine che aspettavano all'esterno, chiedendo se fossero adottate.

Quando ha saputo che venivano dal Messico ha chiesto se erano illegali. «Io sono americano», ha sottolineato indicando il proprio petto e chiedendo alla ragazza se anche lei era una cittadina americana. Ne è nata una discussione, con il commesso che ammoniva «non conosci le regole? devono tornare al loro Paese». Buchanan Energy, proprietaria del minimarket, si è scusata e ha reso noto che il dipendente non lavora più per la società.

 


COS'ERA SUCCESSO Il 'caso' era scoppiato qualche giorno fa: in un tweet infatti il Presidente americano aveva attaccato quattro deputate democratiche di colore, Alexandria Ocasio-Cortez di New York, Rashida Tlaib del Michigan (prima donna di religione islamica a venire eletta al Congresso), Ayanna Pressley del Massachussets e Ilhan Omar del Minnesota (nata a Mogadiscio, in Somalia, e giunta negli Stati Uniti a 10 anni, e diventata cittadina statunitense nel 2000).
A loro quattro, Trump aveva detto mezzi termini: «Tornate da dove siete venute». Le deputate sono entrate nel Congresso americano dopo le elezioni di metà mandato dello scorso novembre e «vengono da Paesi i cui governi sono una catastrofe totale e completa, i peggiori, i più inetti del mondo», ha scritto Trump. «Perché non tornano indietro e aiutano a migliorare i luoghi nefasti e distrutti dai crimini dai quali sono venute», recita un altro tweet del presidente americano. «Quei posti hanno davvero bisogno del vostro aiuto, vi conviene partire subito. Sono sicuro che Nancy Pelosi sarà davvero contenta di organizzarvi subito il viaggio di andata», ha aggiunto.
Per quel tweet la Camera USA, a maggioranza democratica, ha approvato una risoluzione di condanna per i commenti razzisti del presidente Trump: un via libera arrivato al termine di una seduta convulsa, durante la quale la speaker Nancy Pelosi è stata ripresa dai colleghi per aver violato le regole che vietano di definire il presidente razzista o dire dichiarare razzisti i suoi commenti. Ma ieri Trump ha rincarato la dose, in un comizio in North Carolina in cui ha attaccato di nuovo la Omar: la folla dei fan a quel punto ha urlato «send her back», rimandala indietro. Cori da cui poco dopo lo stesso Trump ha detto di volersi dissociare. 



LA REAZIONE DELLE DEPUTATE Le quattro deputate non si sono fatte intimidire: «Con i suoi tweet razzisti e xenofobi promuove l'agenda dei nazionalisti bianchi». «Non sa come difendere le sue politiche, quindi ci attacca personalmente». «Questo Paese appartiene a tutti e lo amiamo». La «squad», come si sono ribattezzate, si è presentata insieme davanti ai microfoni e ha sfidato il presidente: «Siamo più di quattro, la nostra squadra è grande e include ogni persona che vuole costruire un mondo più equo e più giusto. Non staremo zitte», ha detto la Pressley, la prima a prendere la parola.

«Gli attacchi razzisti di Trump sono l'agenda dei nazionalisti bianchi», le ha fatto eco la collega Omar, che ha parlato indossando il copricapo musulmano. «Non ci faremo distrarre dal disprezzo della Costituzione di questo presidente», ha aggiunto la Tlaib, rinnovando l'appello a destituire il tycoon. «Questo Paese appartiene a tutti, noi amiamo questo Paese e la gente di questo Paese», ha incalzato la Ocasio-Cortez, accusando il presidente di agire «in totale cattiva fede» e di «contestare la nostra lealtà al Paese solo perché non sa come sfidare le nostre proposte per un Paese migliore e non può guardare un bambino in faccia per spiegargli perché lo mettiamo in gabbia».

La Ocasio-Cortez ha poi rincarato su Twitter: «Donald Trump ha deciso che non vuole essere il presidente degli Stati Uniti. Non vuole essere il presidente di quelli che dissentono. E preferisce vedere la maggior parte degli americani andarsene piuttosto che gestire la venerata tradizione del dissenso della nostra Nazione. Ma non lasceremo le cose che amiamo». Ma il tycoon, fedele alla sua strategia di alimentare le polemiche da lui stesso create, ha poi continuato i suoi attacchi via Twitter. «Le deputate democratiche hanno vomitato alcune delle cose più vili, odiose e disgustose mai dette da un politico alla Camera o al Senato, e ancora hanno un pass gratuito e un grande abbraccio dal partito democratico», ha scritto, accusandole di essere contro Israele e gli Usa e pro terrorismo. «Il nostro Paese è libero, bello e di gran successo. Se lo odi o non sei felice di stare qui, puoi andartene», ha ripetuto.

Poi si è difeso e ha lanciato un monito al suo partito: «quei tweet non erano razzisti. Non ho un osso razzista nel mio corpo! Il cosiddetto voto è una truffa democratica. I repubblicani non dovrebbero mostrare 'debolezzà e cadere nella loro trappola. Questo dovrebbe essere un voto sul linguaggio osceno, sulle dichiarazioni e le bugie delle deputate democratiche che odiano il nostro Paese», ha aggiunto. «Nancy Pelosi ha tentato di allontanarle ma ora sono per sempre sposate con il partito democratico. Ci vediamo nel 2020!», ha quindi affermato. 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Luglio 2019, 19:27
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