Qualcuno, un po' di tempo fa, deve aver pensato che il business della delfino-terapia non dovesse essere poi così male. Così, si deve essere imbarcato nell'impresa. Dopo le orche nei delfinari e gli squali bianchi negli acquari, quella dei delfini in piscina poteva essere una buona occasione per pubblicizzare "capra e cavoli". E così è stato. Il fatto che i due poveri animali siano imprigionati in una specie di tinozza illuminata solo dai fari, evidentemente, non deve essere stato un grosso problema. Anzi, a guardarli, i delfini, sembrano sorridere. E allora, pronti con le brochure. La terapia con i delfini non avrebbe potuto che centrare l'obiettivo.
La terapia con gli animali, però, è una cosa seria.
Improbabile, viste le condizioni di vera e propria detenzione nelle quali versano gli animali che, questi, possano essere d'aiuto a chicchessia. Semmai, dovrebbero essere essi stessi ad essere aiutati. Meno improbabile, d'altra parte, il tornaconto della struttura alberghiera che, dalla delfino-terapia in "gattabuia", pare aver tratto un certo giovamento. Ma da dove sono arrivati i due delfini? Sembra che provengano dal Dolphinarium Zuezda di Morskay, in Russia, anche se le fonti Cites non confermano il dato. L'acqua della piscina, nel frattempo, anche a giudicare dalle immagini, sembra trasparente, invitante. Anche troppo. Non somiglia per niente a quella marina. Lontana, anche lei come la luce del sole, mille miglia dalla casa dei due piccoli delfini. Dal mare.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Novembre 2017, 18:27
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