Cristina, uccisa a coltellate dal vicino marocchino: appena prima di morire ha indicato il colpevole

Rinviato a giudizio un marocchino di 46 anni, già condannato a 21 anni per la morte di un'altra giovane

Cristina, uccisa a coltellate dal vicino marocchino: appena prima di morire ha indicato il colpevole

di Enrico Chillè

Cristina, 32 anni, è stata uccisa a coltellate dal suo vicino di casa. Ma negli ultimi istanti di vita, con le poche forze che aveva, è riuscita a indicare il colpevole, che le aveva sferrato 16 fendenti su tutto il corpo. Una testimonianza decisiva affinché il responsabile, un marocchino con precedenti per omicidio, potesse essere consegnato alla giustizia.

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Uccisa a coltellate dal vicino

Cristina G. L. viveva a Saragozza, in Spagna, e lo scorso 30 maggio è stata uccisa a coltellate dal suo vicino di casa. Il primo a soccorrerla fu un altro condomino, che l'aveva trovata agonizzante e in una pozza di sangue. L'uomo, per assicurarsi della certezza delle accuse della ragazza, aveva indicato chiaramente la porta dove abitava il 46enne marocchino Adil Lazizi, ricevendo una risposta affermativa. Quando però aveva chiesto a Cristina se lei e il suo aggressore si conoscevano, la 32enne riuscì solo a rispondere così, prima di perdere i sensi: «Non riesco a respirare». Una volta portata in ospedale, i medici non riuscirono a salvarla: troppo gravi le ferite riportate.

Le indagini e il processo

La testimonianza del vicino che per primo aveva soccorso Cristina è stata decisiva per le indagini e il rinvio a giudizio di Adil Lazizi, marocchino 46enne che era già stato condannato a 21 anni per l'omicidio di una ragazza, avvenuto a Madrid nel 2001. Nonostante la condanna, non era mai entrato in carcere perché subito dopo la sentenza aveva fatto perdere le proprie tracce, fuggendo in un'altra città. Nell'udienza, il legale della famiglia di Cristina ha chiesto che il vicino intervenuto per aiutare la ragazza venga ammesso ufficialmente come testimone chiave del processo. La richiesta dell'accusa e della famiglia della ragazza è che Lazizi venga processato per omicidio volontario premeditato, dal momento che l'uomo le avrebbe teso un agguato nel pianerottolo. In questo caso, rischierebbe fino a 25 anni di carcere. Lo riporta l'Heraldo de Aragón.

La difesa

Gli avvocati difensori del 46enne, invece, sostengono che il loro assistito abbia agito per legittima difesa, dopo essere stato aggredito da Cristina. «Lei mi molestava, voleva fare qualcosa con me ma io non volevo.

Mi assillava ogni giorno e mi pedinava, fino a quando non è arrivata a bussare alla mia porta armata di coltello», le parole di Lazizi alla polizia dopo l'arresto. Una versione a cui gli investigatori credono poco, per tanti motivi: i precedenti dell'uomo, le 16 coltellate inferte a Cristina e il fatto che il coltello usato per ucciderla provenisse dalla cucina della casa del 46enne.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Ottobre 2022, 20:01
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