Coronavirus negli Usa, la stima choc della Casa Bianca: «A giugno circa 3000 morti al giorno»

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di Enrico Chillè
Coronavirus, negli Stati Uniti la situazione si fa drammatica ma il dibattito politico infuria sulle riaperture. Se da un lato i repubblicani chiedono a gran voce la fine del lockdown in vari stati e Donald Trump non risparmia inviti alle proteste contro i governatori democratici contrari alle riaperture, dall'altro emerge un documento riservato della Casa Bianca che presenta stime choc sull'evoluzione del contagio.

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A rivelare il contenuto del documento della Casa Bianca è il New York Times. La task force sanitaria voluta da Donald Trump per affrontare l'emergenza ha infatti analizzato, sulla base dei modelli matematici, la progressione dei contagi in tutti gli Stati Uniti, che rischia di essere fuori controllo.
La zona più colpita, com'è noto, finora è stata quella di New York, che però secondo i virologi statunitensi sarebbe prossima al picco. In altre zone, tuttavia, i casi di contagio iniziano a crescere in maniera esponenziale e se il trend non dovesse cambiare, si stimano circa 200mila nuovi casi al giorno entro la fine di maggio (al momento la media è di 25mila nuovi contagi accertati quotidianamente). Nello stesso periodo si prevede un aumento drammatico anche dei decessi: entro il 1 giugno si stimano 3000 vittime giornaliere, contro le attuali 1750 in tutto il paese.

La Casa Bianca, dopo la pubblicazione del documento riservato, ha precisato: «Si tratta di dati non ancora certificati e che comunque non sono imputabili all'amministrazione». Gli autori del documento, comunque, sono virologi, immunologi e statistici che lavorano per il Dipartimento della Sanità e per quello della Sicurezza Interna, come testimoniano anche i loghi presenti su ogni slide. I dati, d'altronde, preoccupano Donald Trump più di quanto il presidente voglia far credere: solo due settimane fa, il numero uno della Casa Bianca aveva pubblicamente stimato circa 50mila vittime per il Covid-19 negli Stati Uniti. Domenica scorsa, invece, il presidente aveva corretto il tiro, arrivando a stimare il doppio dei decessi.

Tra i singoli stati che hanno già anticipato le riaperture, si registrano notevoli incrementi dei contagi in Texas, Iowa, Minnesota e Tennessee. Incrementi più contenuti riguardano invece stati come l'Indiana, il Kansas e il Nebraska. La crescita dei casi è invece trascurabile in Alaska. Quello che preoccupa di più la task force sanitaria degli Stati Uniti è l'aumento dei casi nei centri urbani con alta densità di popolazione: è proprio quello che sta accadendo, negli ultimi giorni, a Chicago (Illinois) e Los Angeles (California). Tuttavia, i centri rurali, meno popolati, non sono certo immuni dal contagio: in città semisconosciute come Logansport (Indiana), South Sioux City (Nebraska) e Marion (Ohio), ci sono focolai con un numero di casi per abitante addirittura superiore alla media di New York.

Se in diverse aree degli Stati Uniti i casi sono in continuo aumento, solo a New York sembra essere vicino il plateau e quindi, si spera, l'inizio della discesa. Intanto, però, il governatore dello stato, Andrew Cuomo, ha stabilito sette requisiti necessari per la riapertura (che vanno dai dati del contagio alla capacità ospedaliera, passando per tutti i dispositivi di sicurezza a disposizione di operatori sanitari e lavoratori): la Grande Mela, al momento, è in grado di rispettarne solo tre.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 4 Maggio 2020, 22:57
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