Cipro, 19enne accusa 12 uomini di stupro, ma per il giudice si è inventata tutto ed ora è lei a rischiare il carcere

Ragazza di 19 anni accusa 12 uomini di stupro, ma è lei ora a rischiare il carcere

di Nico Riva
Da presunta vittima a presunta colpevole nel giro di poco tempo, fino alla discussa decisione del tribunale. Si tratta della contorta vicenda che vede protagonista una diciannovenne britannica. Lo scorso luglio, la ragazza accusò dodici uomini israeliani di averla stuprata mentre si trovava in vacanza a Cipro. La violenza di gruppo sarebbe avvenuta nella stanza della giovane nel resort di Ayia Napa. Dieci giorni dopo, a seguito di otto ore d'interrogatorio senza avvocato, la giovane ha ritrattato la sua versione dei fatti, e da lì la situazione si è capovolta, fino all'epilogo dell'ultima settimana. Lunedì 23 dicembre, il tribunale cipriota ha infatti giudicato la giovane colpevole di false accuse, rimandando la sentenza di condanna al 7 gennaio. Ma per molti la ragazza è stata costretta a ritrattare, diventando una vittima sacrificale di un gioco politico

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La vicenda rimane in buona parte avvolta nel mistero. Dieci giorni dopo la denuncia del presunto stupro, la ragazza ha firmato una confessione scritta a mano, in cui ritrattava le accuse. Per i suoi legali, la Polizia cipriota avrebbe ottenuto sotto coercizione il ritiro della confessione, e la ragazza non avrebbe avuto un'appropriata tutela legale. Avrebbe infatti firmato il documento mentre si trovava sola da otto ore con la polizia, senza avvocato. A quel punto, i presunti stupratori, di età compresa fra 15 e 22 anni, sono stati rilasciati e hanno fatto ritorno in Israele. La ragazza, invece, è stata arrestata con l'accusa di aver fornito una dichiarazione falsa circa "una violenza immaginaria". Secondo i legali e la famiglia, la giovane britannica avrebbe subito pressioni psicologiche e interrogatori illegittimi. La Polizia cipriota ha comunque sequestrato il suo passaporto e da allora la diciannovenne non ha più potuto lasciare l'isola. Ha passato più di un mese in una prigione di Nicosia, infine il resto del tempo in una casa rifugio. 

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Lunedì 23 dicembre, la corte della città di Paralimni ha rigettato la versione della diciannovenne con l'accusa di aver fornito false accuse, causando un disagio pubblico. Il giudice ha quindi rinviato al 7 gennaio la sentenza. La famiglia ha fatto sapere di rispettare la decisione della corte, ma di non condividerla. Per questo motivo, l'avvocato Nicoletta Charalambidou ha dichiarato al Guardian: «Il giudice è stato molto rigido. Ha rifiutato testimoni della difesa e le nostre ripetute richieste. La speranza è che mostri clemenza, ma andremo sicuramente in appello contro la sua decisione. Riteniamo infatti che ci siano state numerose violazioni nella procedura e che il diritto ad un giusto processo della nostra cliente sia stato calpestato. Faremo appello alla corte suprema e, se la giustizia dovesse fallire, porteremo il caso alla Corte Europea dei diritti umani»

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La ragazza e la madre, dopo il processo, hanno indossato delle sciarpe bianche con una bocca dalle labbra cucite. Le sciarpe son state fornite dall'associazione "Rete contro la violenza sulle donne", le cui manifestanti hanno riempito l'aula del tribunale e protestato all'uscita, nonostante la pioggia. «Siamo qui per difendere una diciannovenne che è stata orribilmente punita a causa di interessi politici. Sta pagando il prezzo del desiderio cipriota di avere buone relazioni con Israele», ha detto un protestante al Guardian.

Accusa condivisa anche da Zelia Gregoriou, docente dell'Università di Cipro e membro dell'associazione femminista che difende la ragazza. Gregoriou ha infatti dichiarato: «Non c'è dubbio che questa giovane britannica sia una vittima del tentativo di Cipro di reinventare la sua relazione politico-economica e militare con Israele. Non avrebbero permesso a nessuno di mettersi in mezzo, per questo lei era un sacrificio essenziale». Il governo britannico, a seguito della decisione del giudice, ha fatto espresso preoccupazione e garantito che si metterà in contatto con le autorità cipriote per fare chiarezza.
 

La famiglia della ragazza aveva intanto, già da luglio, avviato una raccolta fondi online per sostenere le spese legali, arrivando a raccogliere oltre 50.000 sterline. La ragazza rischia ora un anno di prigione e una multa di 1.500 sterline. L'udienza di condanna è fissata per il prossimo 7 gennaio. Ma per quanto riguarda la fine della torbida ed intricata vicenda, dalla quale si spera emergano infine giustizia e verità, bisognerà probabilmente attendere ancora. 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 30 Dicembre 2019, 22:34
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