«Chernobyl, i cani hanno subìto mutazioni genetiche»: lo studio 37 anni dopo l'incidente nucleare

Dopo quasi quarant'anni di isolamento nella zona radioattiva, il codice di Dna della popolazione canina p diverso dal resto della specie

«Chernobyl, i cani hanno subìto mutazioni genetiche»: lo studio 37 anni dopo l'incidente nucleare

di Redazione web

Dopo l'incidente alla centrale di Chernobyl, il 26 aprile 1986, l'area devastata e contaminata per decenni dalle radiazioni è rimasta interdetta. La cosiddetta zona di alienazione, copre un raggio di circa 30km, in cui è vietato viverci, ed è frequentata solo da scienziati e tecnici della centrale che ne curano la manutenzione. Con loro anche gli animali, che invece in questi quasi 40 anni hanno continuato a vivere e proliferare nel loro habitat naturale.

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Adattamento genetico

Pur essendo esseri viventi, gli animali, tra cui i cani, non sono deceduti, anzi si sono adattati a quel ricco ecosistema danneggiato dall'uomo. E se gli esseri umani non potrebbero viverci (anche se alcuni sono tornati nello loro case) nelle vicinanze della centrale, per gli animali sembra non esserci pericolo.

Un nuovo studio condotto dal National Institutes of Health degli Stati Uniti sui canidi, più comunemente i cani, pubblicato su Science Advances ha dimostrato che le specie nate e cresciute dopo il terribile incidente, sono geneticamente diverse da quelle che hanno continuato a vivere, appena a pochi km di distanza.

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Ricerca canina

Il team di ricercatori ha prelevato il sangue dagli animali selvatici che vivono in quell'area, per circa tre anni, ha raccolto campioni da 300 cani, nati e cresciuti vicino alla centrale elettrica e intorno alla città quasi deserta di Chernobyl, dimostrando che la popolazione canina è rimasta del tutto isolata dalle altre al di fuori della zona contaminata, tanto che gli esami sul codice genetico hanno evidenziato che i cani di Chernobyl discendevano direttamente dagli esemplari presenti nella zona durante o subito dopo l'incidente al reattore.

Esito dello studio

Lo studio è stato condotto anche per conoscere gli effetti dell'esposizione alle radiazioni a lungo termine sulla genetica e sulla salute umana, ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica. «La continua presenza di cani nell'area dimostra che la specie è stata in grado di sopravvivere e riprodursi nonostante le condizioni di radioattività, il che è piuttosto notevole», ha dichiarato David Brenner, biofisico delle radiazioni alla Columbia University di New York City.

Nel proseguio della ricerca si dovrà stabilire quali cambiamenti genetici possono essere attribuiti alle radiazioni e quali ad altri fattori.


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 05:40
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