Catalogna, Puigdemont: «Sarà il Parlament a decidere sull'indipendenza, no elezioni»

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«Sarà il Parlamento a decidere sull'indipendenza». Così il presidente catalano Carles Puigdemont nella sua dichiarazione istituzionale al Palau della Generalitat de Catalunia, in cui ha detto di non aver ricevuto «garanzie che giustifichino la convocazione di elezioni». Puigdemont ha poi commentato: «L'applicazione dell'articolo 155 in programma al Senato è abusiva e ingiusta, non accetto le misure che il governo di Madrid ha adottato». Lo ha detto il presidente catalano Carles Puigdemont nel suo intervento al Palau della Generalitat de Catalunia, nel quale ha affermato che non ci sono garanzie che giustifichino la convocazione di elezioni». 

 

«Il mio impegno è quello di perseguire tutte le strade per trovare una soluzione negoziata e concordata per evitare l'applicazione dell'articolo 155», ha dichiarato ancora il presidente della Generalitat, che ha atteso fino all'ultimo proprio per cercare una mediazione e avere la garanzia da Madrid che in caso di scioglimento del Parlamento il governo non attivasse l'articolo 155 che revoca l'autonomia e commissaria di fatto Barcellona. Il presidente catalano doveva parlare alle 13.30 alla plenaria del Parlamento, poi la sua dichiarazione è stata rinviata di un'ora, per essere poi cancellata e spostata al palazzo della Generalitat. Puigdemont ha quindi rinunciato al suo intervento nella seduta, iniziata alle 18 e apertasi con un omaggio a Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, i due leader indipendentisti detenuti da quasi due settimane a Madrid per ordine di un giudice spagnolo per presunta sedizione. «Devo rendere omaggio a due persone che dovrebbero essere libere», ha detto il capogruppo della coalizione indipendentista Lluis Coromines. ​La parola è passata ai presidenti dei vari gruppi, che hanno mezz'ora di tempo di parola ciascuno. Non è ancora chiaro se Puigdemont interverrà con una replica. La sessione proseguirà anche domani, quando alle 12 saranno votate le risoluzioni. L'assemblea potrebbe votare in quel momento una dichiarazione di indipendenza se sarà presentata dai partiti secessionisti.

«Il franchismo non è finito», ha detto in aula il portavoce di Podemos in Catalogna Albano Dante Fachin.
Secondo Fachin il Partido Popular di Rajoy, che alle ultime elezioni catalane ha ottenuto l'8%, «vorrebbe governare» la Catalogna grazie all'articolo 155 della Costituzione spagnola.


Parallelamente al dibattito nel Parlamento catalano al Senato di Madrid si sta tenendo la commissione congiunta per discutere l'applicazione dell'articolo 155. La vice premier spagnola Soraya Saenz de Santamaria ha detto che il governo attiverà la procedura per «ristabilire l'esercizio dell'autogoverno catalano in un quadro costituzionale» e «tutelare l'interesse generale della Spagna». 
I leader catalani di Psc e Pp Miquel Iceta e Xavier Albiol hanno chiesto al presidente  Puigdemont di andare a parlare davanti al Senato spagnolo prima che voti il via libera all'attivazione dell'art.155 della Costituzione. Puigdemont aveva deciso nei giorni scorsi di non intervenire davanti al Senato, controllato dal Pp del premier Mariano Rajoy, in quanto tutto «è già stato deciso».


Per tutta la mattina i media spagnoli avevano dato per certe le elezioni anticipate: era già spuntata una possibile data: il 20 dicembre, primo giorno utile dopo i 54 giorni di tempo previsti per legge. 

La capogruppo socialista al Congresso Margarita Robles aveva gioito, annunciando che se Puigdemont avesse convocato elezioni anticipate non sarebbe stato attivato l'articolo 155 della costituzione. La convocazione delle elezioni, ha detto, sarebbe «una magnifica notizia» e un «trionfo per la democrazia». Il fronte indipendentista si era però spaccato: in un corteo alcuni studenti avevano manifestato la loro indignazione al grido di «Puigdemont traditore» dirigendosi verso il palazzo del governo catalano. L'Erc, il partito della sinistra repubblicana catalana del vicepresidente Oriol Junqueras, aveva persino minacciato di lasciare il governo in caso di elezioni anticipate.

Albert Batalla e Jordi Cuminal, due deputati del Pdecat, il partito del presidente Carles Puigdemont, hanno annunciato di essersi dimessi dall'incarico e di aver lasciato anche il partito per protesta.


Il ministro della giustizia spagnolo Rafael Català ha avvertito che una dichiarazione di indipendenza della Catalogna avrà «conseguenze penali». Intanto la procura generale dello Stato spagnolo prepara l'incriminazione del presidente catalano Carles Puigdemont per «ribellione», un reato che contempla pene fino a 30 anni.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Novembre 2017, 20:21
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