«Quella bistecca ha un nome sessista», una cliente contro il supermercato: «È orribile»

Una giovane madre di tre figli ha notato quel dettaglio che non riesce proprio a spiegarsi...

«Quella bistecca ha un nome sessista», una cliente contro il supermercato: «È orribile»

di Niccolò Dainelli

Anche una bistecca può diventare motivo di discussione sulla parità di genere. È quanto accaduto in Gran Bretagna dove una donna di 38 anni, madre di tre figli, ha lanciato una campagna contro il nome della bistecca venduta all'interno di una grande catena di supermercati. Il motivo? Il nome del succulento taglio di carne è «sessista»

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«Bistecca misogina e sessista»

Rose Robinson ha chiesto al colosso dei supermercati Sainsburys di modificare il nome della bistecca di scamone etichettata come «Big Daddy». Un nome che, secondo la donna, sarebbe «misogino». Rose ha notato il prodotto sugli scaffali soltanto la scorsa settimana e proprio non riesce a spiegarsi come il supermercato abbia deciso di dare un nome del genere a un pezzo di carne: «Non riesco proprio a capire la strategia di marketing dietro a un nome del genere».

«Scioccata e delusa»

«Sainsburys sbaglia a coinvolgere inutilmente distinzioni di genere per vendere un prodotto alimentare, soprattutto quando anche tanti altri nomi o appellativi farebbero il loro lavoro», spiega indignata la donna. Secondo lei, una bistecca non può chiamarsi così nel 2023. «Ci sono tanti modi con cui avrebbero potuto chiamare l'alimento che avrebbero comunque richiamato alle dimensioni fuori dal comune della bistecca. Appena ho letto quel nome non mi sono sentita a mio agio. Sono rimasta scioccata e delusa dal fatto che al giorno d'oggi sia stato possibile che un nome del genere sia arrivato sugli scaffali di un supermercato, senza che nessuno si sia posto il problema», ha proseguito la donna nel suo sfogo sul DailyStar. «Big Steak (bistecca grande ndr) avrebbe ottenuto esattamente lo stesso impatto sui clienti e il messaggio sarebbe passato in egual misura.

Non capisco come alcuni dirigenti di marketing, nonostante vengano pagati profumatamente, debbano usare nomi sessisti e misogini per far colpo», ha concluso. Ma non finisce qui.

La denuncia social

Rose dopo aver fatto presente la questione ai dipendenti del supermercato e aver denunciato il fatto ai media locali, ha voluto condividere il suo pensiero sui social network. Su Facebook, ad esempio, ha voluto far leva sui sentimenti provati, una volta letto quel nome che, evidentemente, ha disturbato profondamente la sua sensibilità.

L'attacco degli haters

Ma la sua battaglia, una volta giunta sul web, è finita nel mirino degli utenti social e degli haters. Molti hanno iniziato a prendersi gioco della donna, commentando con ironia: «Potresti chiamarla Karen». Un modo per sdrammatizzare una polemica considerata eccessiva. Ma Karen, in Inghilterra, assume anche un'altra valenza: è un nome comunemente riconosciuto per sottolineare una persona che si offende facilmente e che ingigantisce i problemi che la travolgono. Ma nonostante le critiche ricevute, Rose non sembra intenzionata a mollare la sua battaglia. E avverte i quotidiani locali che ancora non ha ricevuto risposta alla catena di supermercati. Anche se, in realtà, un portavoce di Sainsburys sui giornali ha dichiarato: «Come catena di supermercati ci sforziamo di essere il più inclusivi e rispettosi possibili per i nostri clienti. Tutti i feedback sono importanti e cercheremo di risolvere il problema».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Aprile 2023, 11:35
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