Bielorussia, pena di morte per due fratelli di 19 e 21 anni autori di un orribile omicidio

Con cento coltellate, uccisero la loro ex insegnante. Per questo omicidio, il tribunale ha deciso di condannarli a morte. Si tratta di due ragazzi della Bielorussia, Stanislaw e Illya Kostsew, di soli 19 e 21 anni. I due fratelli, giudicati colpevoli dalla corte, saranno uccisi con un colpo di pistola alla nuca, come previsto dalla legge. La Bielorussia è infatti l'unico Stato europeo in cui la pena di morte resta ancora in vigore. 

Leggi anche > Decapita una bambina di 8 mesi sotto gli occhi della madre, 48enne condannato a morte

Si inginocchieranno, dopo esser stati bendati, in attesa che il boia esegua la sentenza di morte con un colpo di pistola alla nuca. Questo è il destino, orribile, che attende i due fratelli bielorussi Stanislaw e Illya Kostsew, autori del sanguinoso omicidio della loro ex professoressa Natalya Kostritsa. I due ragazzi, poco più che maggiorenni, hanno scioccato l'opinione pubblica bielorussa per la crudeltà del loro crimine. Prima hanno accoltellato l'insegnante, provocandole quasi un centinaio di ferite d'arma da taglio. Poi hanno dato fuoco al suo corpo senza vita e alla sua casa, nel tentativo di cancellare le tracce del loro delitto. Ma il piano non è andato a buon fine, e son stati scoperti. 

Il crimine dei due fratelli ha sconvolto il Paese, e perfino il presidente Alexander Lukashenko ha usato parole molto dure nei loro confronti, arrivando a definirli "feccia". Lukashenko, prima ancora della sentenza di condanna, aveva rivelato il movente dell'omicidio. Pare che la professoressa Kostritsa avesse richiesto ai servizi sociali di allontanare i Kostsew da loro sorella. I fratelli però non hanno apprezzato e si son vendicati con estrema violenza della donna, torturandola per una notte intera prima di ucciderla e darla alle fiamme. L'efferatezza dell'omicidio ha spinto il presidente Lukashenko ad accogliere la richiesta per la condanna capitale.

Lukashenko è presidente della Bielorussia dal 1994, e da allora son state 250 le condanne a morte eseguite nel Paese. L'unico modo per un condannato a morte di salvare la propria vita è che il presidente gli conceda la grazia. Ma per i due ragazzi le speranze che ciò avvenga son praticamente nulle. Un portavoce dell'Ue ha nel mentre commentato la notizia ribadendo la contrarietà dell'Unione alla pena capitale in ogni circostanza. «La condanna a morte viola l'inalienabile diritto alla vita stabilito dalla Dichiarazione Universale sui Diritti Umani ed è una punizione crudele, inumana e degradante. La pena capitale inoltre non agisce come deterrente al crimine», si legge in una nota.
Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Gennaio 2020, 13:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA