Bella Hadid e il sostegno alla Palestina: «Ci sono stati marchi che hanno smesso di lavorare con me»

La modella vittima in passato di atti di bullismo e razzismo: «Ma io non ho paura»

Bella Hadid e il sostegno alla Palestina: «Ci sono stati marchi che hanno smesso di lavorare con me»

di Elena Fausta Gadeschi

Non sempre manifestare le proprie idee politiche paga. Le conseguenze possono essere sia personali che professionali. Lo sa bene Bella Hadid che, ospite al podcast della giornalista libico-americana Noor Tagouri, ha parlato delle difficoltà patite negli anni per avere espresso la propria opinione sulla questione israelo-palestinese, sostenendo la comunità islamica.

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Bella Hadid e il sostegno alla Palestina: «Ci sono stati marchi che hanno smesso di lavorare con me»

Fin da bambina Bella Hadid, figlia dell'ex modella olandese Yolanda Hadid (nata van den Herik) e dell'operatore immobiliare arabo di origini palestinesi Mohamed Hadid, ha sempre sostenuto la Palestina, ma le sue parole le sono costate l'amicizia di molte persone e, negli anni, anche il lavoro.

«Ci sono stati così tanti marchi che hanno smesso di lavorare con me. Anche molti amici mi hanno voltato le spalle» ha rivelato la top model. «Avevo amici che mi hanno completamente abbandonato, come anche gli amici con cui avevo cenato il venerdì sera, per sette anni, ora semplicemente non mi lasciano entrare nella loro casa. La mia intenzione è che la mia verità possa rispecchiare la verità di qualcun altro».

Tutto iniziò ai tempi del college, a 14 anni: «Scrissi “Palestina libera” sulla mia mano con la pittura. E venni insultata e subito accusata di odio per un altro popolo». Questi episodi sfociarono in atti di bullismo e razzismo, di cui spesso lei stessa ha parlato in passato.

Oggi Bella, nata a Washington, ma cresciuta nel credo musulmano, vorrebbe saperne di più della cultura d'origine del padre, anche a costo di veder perdere consensi tra i propri follower. E assicura: «Non ho paura quando si tratta di questo. Credo davvero che succede quello che [deve] succedere, e quello che accadrà è più grande di me. Se perdo ogni lavoro, il motivo per cui ho fatto tutto il lavoro che ho fatto è stato arrivare a questo punto».


Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Agosto 2022, 16:04
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