Covid, il racconto di un italiano a Shanghai: «Il mio ristorante pieno da un mese, senza restrizioni e lockdown»

Un italiano a Shanghai: «Il mio ristorante pieno da un mese, senza restrizioni e lockdown»

Locali pieni, gente in giro e restrizioni che evidentemente ormai appartengono all'album dei ricordi. A un anno distanza dall'esplosione della pandemia con cui il mondo si è ritrovato a fare i conti, in Cina la vita è tornata a scorrere normalmente. Proprio là, dove il Covid è partito, l'incubo sembra alle spalle. Lo dicono i video, lo raccontano le autorità locali, lo conferma anche Roberto Bernasconi, 54 enne barese titolare di un ristorante a Shanghai. «Un mese fa abbiamo organizzato, qui al porto Matto, la Cena della Taranta - spiega alla Gazzetta del Mezzogiorno Bernasconi - avevamo il patrocinio gratuito di Pugliapromozione e vi ha preso parte anche il console generale della città e dell'Istituto italiano di cultura. C'erano centoventi persone, per cinquanta posti a sedere e persino due danzatrici salentine, che hanno allietato la serata di tutti gli avventori. Alcune ragazze si sono fatte trascinare e ora stanno seguendo lezioni private». 

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Cartoline spedite dalla metropoli con il maggior numero di residenti dell'intera Repubblica popolare - quasi 25 milioni di persone - distanti anni luce dai filmati di scontri, guerriglie e tafferugli visti in Italia, ma anche da restrizioni, lockdown e coprifuoco imposti in tutto il resto del mondo. Miracoli del tracciamento, almeno a sentire Bernasconi: «Non si entra in nessun posto, dai negozi ai mezzi pubblici, senza avere il codice verde. L'app monitora gli spostamenti e certifica il mio diritto a girare per Shanghai, in quanto negli ultimi 14 giorni non sono stato in zone a rischio». Una vigilanza attenta, in grado di valutare il rischio di ogni spostamento: «Se volessi andare a Pechino dovrei impostare la destinazione e riceve il via libera. Non arrivasse, sarei costretto a restare a casa in attesa del tampone. In questo modo si riesce a seguire chiunque, asintomatici compresi. Si fanno molti test, ma dietro c'è un criterio».

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Un esempio rende meglio di qualsiasi parola: «Nei giorni scorsi per la scoperta di dodici positivi, a Qingdao, nella provincia dello Shandong, sono stati eseguiti esami a 9 milioni di residenti in pochi giorni». E se ancora non fosse sufficiente a rendere l'idea, basta dare un'occhiata ai numeri: nelle due settimane tra il 15 e il 28 ottobre i casi nel colosso asiatico sono stati appena 293, su quasi un miliardo e mezzo di abitanti. In un contesto simile, non ci si è mai posti la questione della privacy e per controllare la diffusione del Covid si è fatto immediato ricorso alla tecnologia, ritenendo comunque prioritaria la tutela della salute pubblica: «Il tracciamento - prosegue il ristoratore - avviene già con Alipay, la piattaforma utlizzata da tutti per gli acquisti.

Nessuno si lamenta, in fondo si è già scrutati quotidianamente da Google e dando le proprie credenziali per accedere ai social».

A chi discute di democrazia, Bernasconi risponde: «Se vuoi vivere qui, sai di trovarti a convivere con regole che devi accettare. Il Governo ha imposto il certificato attestante la negatività al tampone da fare all'estero prima della partenza e un secondo test una volta giunti sul territorio cinese, oltre a controlli sanitari e questionari da compilare». La trafila, però, è lunga: «Si viene prelevati da alcuni bus speciali e trasportati in hotel requisiti dalle autorità, dove vengono si svolgono esami ad opera del personale medico della polizia». Qui comincia la quarantena: «Trascorse due settimane in albergo, devi sottoporti al tampone e solo allora potrai raggiungere la destinazione finale, a patto di essere negativo. Al contrario, si finisce in ospedali dedicati esclusivamente al Covid. I casi riconducibili ad italiani sono molto rari e quando accade ci sono le autorità consolari ad assisterli».

La conclusione, inevitabilmente è riservata al nostro Paese: «Ho saputo che Immuni non funziona per diversi motivi, dalla mancata obbligatorietà all'incapacità, al momento, di raggiungere l'obiettivo. Qui, invece, siamo tranquilli e possiamo concentrarci sul lavoro. Ho in cantiere un altro evento, una sorta di sagra pugliese sempre con buffet ed intrattenimento. Mi piacerebbe insegnare ai cinesi il procedimento per la conserva di pomodoro per l'inverno».

 

Ultimo aggiornamento: Venerdì 30 Ottobre 2020, 12:04
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