Giovani e pensionati, donne e operai. Giorgia Meloni non ne ha mai fatto un mistero: FdI doveva diventare un vero partito nazionale. L’obiettivo, a leggere i flussi elettorali all’indomani del voto, è stato raggiunto. Quel 26% che domenica notte ha fatto sobbalzare i conservatori riuniti all’Hotel Parco dei Principi a Roma non dà il giusto polso dell’ondata meloniana nello Stivale. Trasversale, come non se ne vedevano da tempo, riconosce il sondaggista Antonio Noto. «È un partito votato da operai e imprenditori, non targettizzato, è riuscito ad aggregare consenso in tutte le categorie».
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LE INDICAZIONI
E i numeri parlano da soli. Uno su tutti? Il consenso del popolo operaio, che incorona Giorgia al primo posto con il 30%, ben al di sopra della media nazionale. E della compagine del Pd, che nelle fabbriche ottiene solo il 13,4
«È un pubblico che ha abbandonato da almeno un decennio la sinistra. Negli anni scorsi ha guardato a Lega e M5S, oggi si è rivolto in massa a FdI». Occhio però, «è un consenso volatile, poco ideologico», avvisa. E dunque «disposto a cambiare appartenenza, se non c’è un ritorno che migliori la loro condizione». Fatto sta che - questo il responso dei dati - il voto di domenica infrange un tabù dopo l’altro. La scalata di FdI nel Nord-Est che tanto impensierisce i leghisti, ad esempio, è ben fotografata nel boom che il partito ha ottenuto fra i lavoratori autonomi, un tempo appannaggio del Carroccio. Anche qui sopra il dato medio, con un 28,8
LA MAPPA
Poi c’è la geografia. E a scorrere la mappa i flussi di voto confermano un’estensione a macchia d’olio da Nord a Sud della corazzata meloniana. «Non succedeva da tempo che un partito ottenesse una crescita così consistente e così omogenea in Italia», osserva Livio Gigliuto, vicepresidente dell’Istituto Piepoli. «FdI è il primo partito in tutte le aree geografiche, tranne una, le isole», spiega. Qui, in Sardegna e Sicilia, è in testa Conte ma di una spanna, 0,1% secondo le cifre del sondaggista. «Con Renzi e Salvini alle Europee del 2014 e del 2019 abbiamo assistito a un consenso esplosivo che però si è sgonfiato presto», dice Gigliuti. Memo per la premier-in-pectore del centrodestra. Che però può contare su un dato rassicurante (un po’ meno per gli alleati). «Ci risulta che gran parte dei voti siano andati a FdI da elettori di centrodestra. Salvini tre anni fa ha strappato consensi anche a roccaforti della sinistra al Nord - nota l’analista - in questo caso, provenendo dalla stessa area, potrebbe dimostrarsi un voto meno volatile».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 28 Settembre 2022, 06:23
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