I catto-sovranisti/ Quel passo indietro sui diritti a Verona

I catto-sovranisti/ Quel passo indietro sui diritti a Verona

di Sebastiano Maffettone
Assistiamo al vecchio che avanza con un misto di paura e di sorpresa. La scena che si propone da domani a Verona in occasione del Congresso Mondiale delle Famiglie sa di Medioevo. Sembra una puntata fuori tempo massimo di “In nome della rosa”. 

Saranno della partita oligarchi russi, come Konstantin Marcov, e americani post-Bannon come Brian Brown, presidente della “National organization for marriage” negli Stati Uniti. Non mancherà la destra cattolica legata al gruppo Pro-Vita, e qualche fantasioso attivista come la nigeriana Theresa Okafor, per cui i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso sono reato, spalleggiata in questo sentire dal premier moldavo Igor Dodon, dal ministro della Famiglia ungherese Katalin Novak e da qualche Patriarca ortodosso. 

Il tutto accompagnato da tre ministri italiani. Costoro sono uniti nel volere «dare figli alla Patria», nel pensare che l’omosessualità sia un problema medico da curare in fretta, che una donna che ha avuto un aborto sia moralmente da bandire, che chi non riesce a convivere in coppia deve essere obbligato a rimanervi vita natural durante oppure ricorrere al “Divorzio all’italiana”, che gli anti-concezionali siano prodotti dalla ditta Satana & C, che si fa sesso solo per procreare, e via di seguito.

Da tutto ciò emerge un imprevedibile puritanesimo radicale, sicuramente fondamentalista e probabilmente vetero-protestante, di cui non si immaginava neppure l’esistenza specialmente in Italia. Questi amici e compagni di strada - si spera inconsapevoli- di Torquemada, sono in realtà nemici giurati di ogni forma di liberalismo. 

Per loro, è del tutto normale avere desideri robusti sui comportamenti altrui. Più di ogni cosa aborrono di Voltaire la celebre affermazione: «Signore non condivido per niente le sue idee, ma sarei pronto a morire perché lei abbia il diritto di esprimerle». Sono cultori della Verità con la “V” maiuscola. E ancora di più ritengono di conoscerla loro e solo loro questa verità. Confidano che ci sia un “diritto naturale” per cui i ruoli sessuali e la famiglia siano sempre gli stessi nel tempo. (Che poi l’essere ”naturale” in sé sia un bene è quanto meno discutibile). 

Concettualmente, i congressisti confondono un’opinione morale e personale - del tipo «non mi piacciono i gay», oppure «le donne dovrebbero stare a casa e procreare» - con una norma giuridica per cui alcuni comportamenti che non sono graditi, oppure che si prediligono rispetto ad altri, diventano obbligatori per tutti, inclusi quelli che la pensano in maniera diversa. 

Emotivamente, l’adunata veronese è manichea. Ha in dispetto i cosiddetti diversi, qualsiasi sia la diversità in questione, etnica, sessuale o religiosa alla fine non importa poi molto. E ha fatto male il sindaco di Verona a citare tra gli sponsor del convegno Romeo e Giulietta, che di certo non erano haters. Ma, si dirà, dietro questo oscurantismo revanscistico c’è un calcolo politico. Un vento di destra spira in tutto l’Occidente e il liberalismo di qualunque natura e indirizzo è in crisi dappertutto. 

Sarà. Ma non mi sembra che i temi e le proposte di Verona trovino molte adesioni tra i giovani. Tra i giovani, magari quelli colpevoli di essere élites in nuce, nessuno sembra voler perdere le libertà minacciate dal convegno medioevale (ma il Medioevo ha avuto anche stagioni luminose) di Verona.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Marzo 2019, 11:09
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