Se le blatte diventano animali da compagnia

Se le blatte diventano animali da compagnia

di Pio D'Emilia

«Pian piano ho iniziato a sentire verso di lei una vera e propria attrazione fisica. Eravamo coinvolti al 100%. Lisa è stato il mio primo amore, ho immaginato di farlo con lei molte volte perché mi piaceva davvero. So che è impossibile, ma ho immaginato un mondo in cui gli scarafaggi diventavano sempre più grandi e noi uomini sempre più piccoli».
Per qualche mese la sua storia d’amore con il bacherozzo «più sexy del mondo», come l’aveva definita, ha tenuto banco sul blog di Yuta Shinohara, poi l’annuncio della sua morte, le struggenti parole di addio. E la chiusura del blog. Nessuno sa come sia andata a finire la loro storia d’amore, fatto sta che dei due, quanto meno in rete, non c’è più traccia. Qualcuno sospetta che Yuta, noto promulgatore di ricette per la cucina di insetti, si sia inventato tutto per acchiappare qualche like in più, e che alla fine la povera Lisa sia finita in padella, con aglio e cipolla. Ma può anche darsi, in un Paese dove ci si sposa con ologrammi e cartoni, che qualcosa di vero ci sia, in questa bizzarrissima storia.


Paese che vai, animale domestico che trovi. Mentre in Cina – soprattutto nelle grandi città – è scoppiato da tempo il boom dei cagnolini, passati in poco tempo dalla padella al sofà, in Giappone continua l’odissea dei gokiburi, l’esercito delle blatte e dei vari coleotteri locali. Amati dai bambini – certe specie come i kabutomushi, gli scarabei “rinoceronte”, vengono allevati come i criceti o gli uccellini – sfruttati dai maschiacci per le loro scommesse clandestine e odiati dalle mamme per la loro impertinente, ubiqua resilienza, i gokiburi quest’anno sono in anticipo, come i fiori di ciliegio. Al punto da essersi conquistati la prima pagina dei giornali.


«Siamo qui, più forti che mai» ha titolato il più diffuso tabloid locale, Yukan Fuji, sul cui sito impazza da giorni il video di una signora che ne insegue inutilmente un enorme esemplare, finendo per inciampare e rovinare poi a terra, esausta, mentre il bacherozzo, trionfante, le cammina addosso. Ma anche l’autorevole Mainichi Shinbun ha dedicato loro un editoriale: sostenendo che la loro precoce e agguerrita “invasione” sia una delle tante conseguenze del Covid-19.


«Il fatto di stare più spesso a casa, con il riscaldamento acceso e le pattumiere piene parcheggiate più a lungo in ambiente domestico attira gli insetti ed in particolare i nostri amici gokiburi – scrive il Mainichi, dopo aver azzardato addirittura un dato statistico, pescato chissà dove, in base al quale rispetto all’anno scorso la popolazione “casalinga” di blatte e similari sarebbe aumentata del 238% - senza dimenticare il fatto che i cambiamenti climatici stanno provocando fenomeni simili un po’ dappertutto. 


A noi alla fine sta andando meglio che altrove – conclude il giornale in modo rassicurante – in Europa e negli Stati Uniti devono vedersela con i topi, noi con i gokiburi, brutti, fastidiosi e impertinenti ma certamente meno pericolosi e a volte decisamente simpatici».

Senza arrivare agli estremi di Yuta Shinohara e della sua presunta storia d’amore con la povera Lisa, è un fatto che gli scarafaggi in Giappone godono di uno status particolare: se da un lato sono infatti oggetto di repulsione, come nella stragrande maggioranza del mondo, dall’altro sono protagonisti di romanzi, cartoni, persino di teorie scientifiche, bizzarre come la sopracitata love story, in base alla quale le blatte indigene sarebbero profondamente “diverse”, e ovviamente “superiori” a quelle del resto del mondo. 


Sull’edizione giapponese di Wikipedia, ad esempio, si esaltano le qualità della Blattella Asahinai, capostipite dei bacherozzi locali, che a differenza dei suoi cugini stranieri notturni, sporcaccioni e maleducati, si trova a suo agio alla luce del sole, quando mangia lascia pulito intorno a sé e conduce in genere vita schiva e ordinata, uscendo dalle sue tane solo per mangiare e non per bighellonare, che in Giappone come è noto non sta bene. Sono inoltre particolarmente veloci e dotati di uno spiccato senso di orientamento, oltre che disposti ad interagire con gli essere normali. Ma possibile che i nostri siano poi così tanto diversi, cattivi e scontrosi? La prossima volta che ne vediamo uno spuntare da sotto un piatto o dal cassetto dei calzini invece di spiaccicarlo proviamo ad accarezzarlo, a dargli un bacetto. Magari ci sta.


Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Aprile 2021, 08:59
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