Da Madrid una lezione sulla deriva secessionista


di Marco Gervasoni
Ecco anche la Spagna entrata in “Europa”. Cioè nella frammentazione e, stando almeno ai dati non definitivi dello scrutinio, di difficile governabilità: nel caos. Certo, con la terza elezione generale in quattro anni, Madrid era già finita nella spirale europea di paralisi dei sistemi politici.

Ma fino a oggi mancavano due elementi fondamentali a rendere simile la Spagna agli altri principali Paesi europei: la presenza di una forza sovranista alla destra dello scacchiere e la pesante polarizzazione tra i diversi partiti, fondata sulla retorica «o noi, o il diluvio», usata da Sanchez e da Podemos contro le destre, e dalle destre contro le sinistre. Che cosa ha trasformato La Spagna in una di noi? Essenzialmente, la vicenda della secessione catalana che, come scrive il politologo Jorge Del Palacio Martin dell’Università di Madrid, ha prodotto una «competizione non centripeta, ma centrifuga».

È questa la chiave principale con cui analizzare il voto. Il successo del Psoe di Sanchez lo spieghiamo infatti anche con il sostegno che gli indipendentisti e i favorevoli a una Spagna ancora più federale gli hanno accordato, visto che, pur formalmente unitario, Sanchez ha concesso molto ai catalani e soprattutto ha promesso di concedere ancor più.

Così come il risultato di Vox (che nel 2016 aveva raggiunto lo 0,3%) lo interpretiamo essenzialmente con tre fattori: il risveglio nazionale indotto da un Sanchez che ha riacceso il conflitto delle memorie, sulla tomba di Franco ma non solo; l’immigrazione, che è stato un eccellente fattore di partenza per Vox; ma soprattutto la questione catalana. 
Questo partito è infatti più nazionalista che sovranista, è quello più radicalmente ostile alle istanze catalane e più favorevole a una Spagna castigliana, unita e centralizzata. La questione catalana ha poi di conseguenza spostato verso destra Ciudadanos, macroniano ma anti-federalista, e ha fatto precipitare il Pp al suo minimo storico, tallonato sul versante anti catalanista da due soggetti ben più agguerriti e più decisi. 

Sta di fatto che, anche in Spagna, ormai il bipolarismo, già fortemente indebolito, è completamente tramontato: basta vedere le brevi distanze che, dopo il Psoe, dividono gli altri quatto partiti. Per questo è del tutto prematuro avanzare previsioni su quale governo si possa formare. Qualsiasi esso sia, se una sinistra socialisti-podemos (probabile) o un’alleanza di destra tra Pp, Ciudadanos e Vox (al momento improbabile), sappiamo fin da ora che sarà un esecutivo debole, fragile e dalla vita incerta, anche perché nessuna delle due coalizioni sembra garantire la maggioranza.

Questo ci deve far riflettere sugli effetti indesiderati delle politiche autonomiste o federalistiche, quando sono troppo spinte. Se le nazioni sono vive, è certo in crisi il vecchio Stato centralizzato, sul modello giacobino e napoleonico. Nello stesso tempo, il caso spagnolo dimostra che un’autonomia spinta può portare al rischio di dissoluzione dello Stato e a movimenti di secessione. E qui il confronto salta agli occhi con l’Italia e con la discussione sulla autonomia.

Certo, un conto sono la storia dello Stato spagnolo e il peso delle culture catalana e basca (separate da Madrid anche dalla lingua), un altro quello di Lombardia e di Veneto. Ma sappiamo anche che i processi di dissoluzione statuali nascono non solo da fattori culturali ma pure da quelli economici e politici: e come la Catalogna è la regione più ricca di Spagna, cosi Lombardia e Veneto lo sono dell’Italia. 
La questione è massimamente politica e adesso i nodi vengono al pettine per Matteo Salvini. Il vice presidente del Consiglio ha infatti appoggiato Vox, rivedendo l’appoggio tradizionale della Lega nei confronti dei catalanisti. Una posizione difficile da coniugare con il sostegno all’autonomia del Nord. 
L’Europa delle nazioni, di cui Salvini è uno dei principali testimoni, è l’Europa delle grandi nazioni, quali sono l’Italia e la Spagna, non quella delle piccole patrie regionali. 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Aprile 2019, 10:15
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