Processo civile più veloce per sbloccare l’economia


di ​Cesare Mirabelli
Nel funzionamento della giustizia di solito maggiore attenzione è dedicata al processo penale, che mette in gioco la libertà personale dell’imputato, la dignità di chi è sottoposto ad indagini, la riparazione per chi è stato offeso da un reato. Il rilevo pubblico, talvolta a livello politico e istituzionale, di indagini e processi, richiama l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mezzi di comunicazione. È quindi naturale che al funzionamento del processo penale, ai suoi tempi ed ai suoi esiti, sia dedicato abitualmente particolare impegno dal Parlamento e dal Governo, e che si manifestino anche maggiori contrasti di indirizzo politico.

Eppure il funzionamento della giustizia civile non è di minore rilievo, per il diffuso e diretto interesse dei cittadini, per il corretto andamento dei rapporti sociali, per il funzionamento dell’economia. Il servizio della giustizia ha addirittura maggiore consistenza nel settore civile, sia per numero di questioni trattate sia per le dimensioni del personale addetto.

È sufficiente recarsi in qualsiasi tribunale, particolarmente nelle grandi città, e Roma ne è un plastico esempio, per avere la sensazione evidente di quale massa di persone sono coinvolte e di quanti affari vengono quotidianamente trattati.

Come pure di quanto caotico sia il contesto nel quale l’attività viene svolta. Si direbbe che non vi sia cittadino che non sia coinvolto in un contenzioso diretto ad affermare un proprio diritto o a resistere ad una pretesa ingiusta.
È dunque da considerare con particolare favore l’attenzione che viene ora data al processo civile, con una iniziativa del Governo di riforma, che viene affidata all’esame del Parlamento. Non si tratta di una semplice scelta legata alla opportunità; risponde invece al dovere di assicurare una ragionevole durata del processo, come la Costituzione impone e che viene richiesta anche dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, per la cui violazione l’Italia ha subito più volte la condanna della Corte di Strasburgo.

Alla garanzia del diritto fondamentale dell’accesso alla giustizia, che comprende il diritto ad una sollecita definizione dei processi, si aggiunge un non irrilevante interesse per il buon andamento dell’economia. La prevedibilità delle decisioni, che dovrebbe essere assicurata da una uniforme interpretazione delle leggi, ed i tempi della loro adozione, costituiscono elementi essenziali per programmare l’attività delle imprese e condizionano anche la decisione di chi intende investire.

Dunque non si può che essere d’accordo sull’obiettivo di rendere finalmente ragionevole la durata dei processi civili, sia nei tre gradi di giudizio sia, è da aggiungere, nei tempi necessari per la esecuzione delle sentenze divenute definitive, ad evitare che queste siano un riconoscimento solo formale del proprio diritto, per la cui effettiva soddisfazione un ulteriore giudizio di esecuzione richiede non pochi anni. Tuttavia sono da valutare con attenzione i contenuti della riforma, noti solamente in termini generali, per verificare se essa è idonea a raggiungere l’obiettivo.

Semplificazione, speditezza, razionalizzazione del processo sono parole chiave alle quali la riforma intende dar corpo. Ma c’è da chiedersi se per ottenere questo risultato sia sufficiente o determinante, solo per fare un esempio, stabilire termini per il compimento dei singoli atti nel quale il processo si articola, dalla comparizione delle parti dinanzi al giudice alla produzione delle prove sino alla decisione, e se questo garantisce la sua durata complessiva, mentre non è assicurata una adeguata capacità di smaltimento, che è di fatto condizionata dal numero di decisioni che ciascun giudice può ragionevolmente adottare con il suo impegno lavorativo.

Per evitare l’illusione che la modifica delle regole del processo sia di per sé idonea ad assicurarne la rapidità, è opportuno, meglio si direbbe necessario, affrontare anche gli aspetti organizzativi, che consentono un effettivo e non irrilevante recupero di efficienza dell’apparato giudiziario. Le sperimentazioni effettuate in alcuni uffici giudiziari e le buone pratiche avviate in alcuni settori ne costituiscono un indice evidente.

Altrettanto rilevante, per accrescere la produttività del sistema, è la verifica dell’efficienza dei singoli uffici, che risponde alla cura della organizzazione della giustizia attribuita dalla Costituzione al ministro, come pure la migliore distribuzione tra i diversi uffici dei magistrati e del personale delle cancellerie e la revisione delle modalità dei loro trasferimenti, che consentirebbero un non irrilevante incremento di produttività.

I tempi richiesti per l’esame parlamentare dell’iniziativa legislativa governativa consentirebbero di individuare e attuare le misure di accompagnamento necessarie per una riforma che non si voglia esaurire in un annuncio. 
Ultimo aggiornamento: Sabato 7 Dicembre 2019, 07:24
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