Il pasticcio migranti/Nel tracollo della politica trionfano solo i cavilli

Il pasticcio migranti/Nel tracollo della politica trionfano solo i cavilli

di Carlo Nordio
Come avevamo ampiamente previsto, le dichiarazioni del capo del governo e dei ministri Toninelli e Di Maio di aver gestito collegialmente l’affare Diciotti hanno determinato la trasmissione degli atti alla Procura di Catania e la loro probabile iscrizione (non ufficialmente confermata) nel registro degli indagati. Gli scenari che ora si presentano sono i seguenti. Cercherò di descriverli nel modo più asettico e lineare.

Primo scenario. La Giunta domani propone che si neghi l’autorizzazione al processo, e il Senato vota in conformità (tralasciamo l’ipotesi metafisica che i grillini votino per il no in giunta e per il sì in aula, c’è un limite anche alla schizofrenia). Salvini si salva, ma la Procura di Catania non si ferma, perché non può archiviare da sola, ma deve chiederlo al Tribunale dei Ministri. A questo punto si profilano due ipotesi: a) Anche il Tribunale archivia, e tutto finisce. b) Il Tribunale, che non è vincolato alla decisione del Senato su Salvini, decide come aveva fatto la volta precedente, e manda gli atti per l’autorizzazione a procedere: a Montecitorio, per i due deputati ministri, e al Senato per il presidente Conte, che non è parlamentare. Quindi avremo due nuove giunte, due nuove istruttorie e, se nel frattempo (saremo ormai a Maggio-Giugno) le cose non saranno cambiate, un nuovo diniego al processo.

Se invece, per un ennesimo caso di dissociazione dei pentastellati, l’autorizzazione fosse concessa, avremmo un processo a Conte, a Di Maio e a Toninelli senza Salvini: ovvero ai “complici” senza l’autore materiale. Poiché peraltro, sempre in teoria, le due Camere potrebbero decidere l’una difformemente dall’altra, potremmo avere un processo a Conte senza Toninelli e Di Maio, oppure a questi ultimi senza Conte. 
<HS9>Secondo scenario. La Giunta prima e il Senato poi concedono l’autorizzazione, e Salvini va a processo. Il Tribunale dei Ministri di Catania fa quello che ha fatto con Salvini e manda gli atti rispettivamente alla Camera e al Senato. Qui si presentano altre tre ipotesi: a)Il Senato e la Camera negano l’autorizzazione, e va a giudizio solo Salvini. Nel frattempo, com’è ovvio, è caduto il governo e forse la legislatura. b) Il Senato e la Camera la concedono, e tutti e quattro vengono processati. c) Il Senato la concede per Conte, la Camera la nega per i due Ministri: vanno a giudizio Conte e Salvini. d) Il Senato la nega per Conte, la Camera la concede per i due ministri: vanno a giudizio Salvini, Di Maio e Toninelli. 

<HS9>Terzo scenario. Il Tribunale dei Ministri decide di approfondire la posizione di Conte, Di Maio e Toninelli. Il Tribunale potrebbe infatti concludere che ci fu una semplice adesione “post factum”, cioè un semplice assenso a una decisione autonoma di Salvini, e quindi i tre non sono imputabili. Da cosa potrebbe dipendere questa decisione? Essenzialmente dall’atteggiamento di Conte. Se confermerà che il diniego di sbarco fu concertato e collegiale, subirà la stessa sorte di Salvini. Se invece dirà che si conformò a un provvedimento già adottato dal suo ministro potrebbe anche cavarsela. Dovrebbe invocare il detto attribuito a Ledru- Rollin: “Je suis leur chef, il faut bien que je les suive”: poiché sono il loro capo, bisogna che io li segua. Ma, a parte il fatto che così Conte dovrebbe smentire sé stesso, sarebbe politicamente un suicidio, perché suonerebbe come un’acquiescenza supina a Salvini, che sgretolerebbe la propria immagine e l’intera coalizione. 

Descritti questi tre scenari e le loro possibili varianti, per amor di completezza aggiungo che non sarebbe affatto finita, perché bisognerebbe ricostruire la filiera di comando attraverso la quale Salvini avrebbe trasmesso l’ordine criminoso, al fine di individuare gli altri concorrenti nel reato. Da ultima, ma non ultima, andrebbe valutata la posizione del Pm di Agrigento che, dopo aver contestato un sequestro di persona non ha disposto subito, com’era suo potere e dovere, la liberazione dei sequestrati. 

L’esausto lettore, annichilito da questo gioco dell’oca, si domanderà se questa ingarbugliata matassa possa essere dipanata oggi, tramite l’interpello dei militanti della piattaforma Rousseau, con la risposta a un quesito ambiguo quanto la posizione dei loro capipartito. E soprattutto se valesse la pena di creare un simile pasticcio, per una questione squisitamente politica. Speriamo che se lo domandino anche i Parlamentari. 


Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Febbraio 2019, 00:10
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