Fase 2, la ripresa: investimenti, a settembre la lista. Nel piano anche turismo e auto

Investimenti, a settembre la lista: nel piano anche turismo e auto

di Luca Cifoni
 Aiutare i settori più colpiti dall'emergenza coronavirus a partire dal turismo, ma anche rilanciare le filiere nazionali con l'obiettivo di riportare produzioni in Italia. E poi attuare davvero quelle riforme in grado di rafforzare (e rendere più attrattivo) il nostro settore produttivo. Sarà il Programma nazionale di riforma a delineare il Recovery Plan del Paese e quindi a specificare come dovrà essere spesa la quota italiana dei 750 miliardi messi sul tavolo dalla Commissione. E la parola chiave in quel documento sarà naturalmente investimenti. Con un obiettivo numerico che è ben presente a Roberto Gualtieri e che ieri è stato discusso a Palazzo Chigi con il premier Conte e il ministro degli Affari europei Amendola, prima del Consiglio dei ministri: riportare al 3 per cento del Pil il peso complessivo degli investimenti fissi lordi nel conto delle Pubbliche amministrazioni. Questa voce di spesa, che è quella decisiva per rendere solida nel medio-lungo periodo la struttura economica di un Paese, è scivolata al 2 per cento dal 2008 in poi, in contemporanea con la grande recessione. Ora i fondi europei dovrebbero aiutare a mobilitare anche quelli nazionali. Viceversa le risorse del Recovery Plan non potranno essere usate direttamente per una riduzione generalizzata del prelievo fiscale, se non altro perché si tratta di stanziamenti una tantum, mentre il calo delle aliquote per essere credibile deve essere permanente. Però l'esecutivo potrebbe decidere di approfittare di questo sollievo temporaneo e della definitiva cancellazione della clausole di salvaguardia Iva (che di fatto paralizzavano e falsavano la politica economica) per impostare con la prossima sessione di bilancio almeno un primo modulo di riforma fiscale. Il progetto originario era quello di una legge delega con successivi decreti delegati, ora potrebbe essere invece scelta la strada dell'intervento a tappe.

IL VAGLIO
Il Piano Next Generation Eu deve naturalmente passare ancora il vaglio del Consiglio europeo, nel quale i Paesi frugali cercheranno di alleggerirlo sotto il profilo finanziario e di legare le procedure a impegni più precisi. Per il governo italiano però c'è già un orizzonte temporale, ed è proprio quello dell'autunno, quando dovrà essere pronto il Programma nazionale di riforma (Pnr) che era stato sospeso ad aprile. L'idea è adottarlo a fine settembre insieme alla Nota di aggiornamento al Def. In tempi normali il Pnr, passaggio da molti anni richiesto dalle procedure europee, è un po' l'appendice meno considerata del Documento di economia e finanza che il governo mette a punto nel mese di aprile: contiene un elenco di obiettivi, che in molti casi di trascinano di anno in anno e le griglie con i progressi parziali nella loro realizzazione. Stavolta dovrebbe diventare il punto di snodo delle grandi scelte economiche, idealmente con un dibattito allargato alle forze sociali e contributi tecnici qualificati. Tra cui anche quello della task force guidata da Vittorio Colao: proprio nella giornata di ieri si sarebbe svolto un primo incontro di presa di contatto tra il suo gruppo e quelli operanti a vari livelli nei ministeri. Una prima forma di coordinamento in vista delle proposte da mettere a punto.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Maggio 2020, 14:34
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