Superbonus, proroga a gennaio non ci sarà. Ma arrivano i prestiti garantiti da Sace

Non è stata allungata la scadenza al 31 dicembre per presentare le Cilas

Superbonus, cantieri salvi: arrivano i prestiti garantiti da Sace. Ma è saltata la proroga a gennaio

di Andrea Bassi

Per sbloccare i crediti “incagliati” del Superbonus, arrivano dei prestiti garantiti dallo Stato tramite la Sace. Le banche, inoltre, avranno la possibilità di effettuare una ulteriore cessione “protetta”, ossia tra gli stessi istituti di credito, delle fatture per i lavori scontate alle imprese. Il governo prova a superare l’empasse sul Superbonus con un emendamento presentato ieri sera in Commissione Bilancio al Senato dove è in discussione il decreto aiuti-quater. Norme che, in primo luogo, dovrebbero servire a svuotare i cassetti fiscali delle imprese edili dove sono rimasti bloccati secondo le stime della Cna, 5 miliardi di euro di crediti.

Come funzionerà questo nuovo “sblocca-crediti”? La prima norma prevede, come detto, una terza cessione tra banche delle fatture che sono nei cassetti delle aziende. Un passaggio in più che, secondo il governo, dovrebbe rendere il sistema più fluido e che sarà valido per tutti i crediti ceduti anche prima dell’entrata in vigore definitiva del decreto. E questo fermo restando che le banche potranno comunque cedere eventualmente le fatture con una ulteriore operazione anche a imprese che sono loro clienti e che hanno spazio per usare il credito acquisito dalla banca per compensare le imposte che dovrebbero pagare allo Stato. Una strada battuta per esempio, da Intesa San Paolo, che ha sottoscritto diversi accordi per circa due miliardi di euro con alcune imprese come Ludoil, Autotorino e Sideralba. 

IL PASSAGGIO

La terza cessione delle fatture da Superbonus in ambito bancario, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente ad assorbire completamente i crediti che le imprese non sono riuscite a scontare fino ad oggi. Per questo il governo ha deciso di introdurre anche un’altra misura: il prestito garantito da Sace. Le banche dunque, potranno finanziare con una garanzia pubblica le imprese che hanno i crediti fiscali fermi nei loro cassetti. Man mano che questi crediti matureranno, le imprese potranno usare la liquidità risparmiata grazie alle minori tasse da pagare, per rimborsare i prestiti agli istituti di credito. In realtà anche questa misura presenta alcuni limiti. Presuppone per esempio, che tutte le aziende che hanno crediti fiscali abbiano anche abbastanza debiti con lo Stato da poter compensare gli importi e dunque risparmiare fondi da destinare al rimborso dei prestiti.

E non è scontato che sia così. 

La norma, inoltre, limita la possibilità di concedere i prestiti “ponte” garantiti dallo Stato, soltanto ai crediti fiscali maturati prima del 25 novembre scorso. Dunque per i nuovi lavori non sarà possibile utilizzare questa strada. La stretta sui bonus edilizi insomma, resta. Nell’emendamento non c’è la possibilità, pure annunciata, di poter usufruire ancora del 110 per cento, presentando la Cilas, la certificazione asseverata di inizio lavori, entro il 31 dicembre. La proroga dunque salta e il limite ultimo anche per le Cilas resta quello del 25 novembre. Quello che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti pensa dei bonus edilizi, lo ha intanto ben spiegato ieri durante il Question time alla Camera. 

LA POSIZIONE

«I dati al momento in possesso dell’Agenzia per il periodo ottobre 2020-novembre 2022», ha spiegato il ministro dell’Economia, «mostrano che l’ammontare dei crediti è pari complessivamente a 99,4 miliardi di euro di cui riferibili al Superbonus 52,1 miliardi e al bonus facciate 24,8 miliardi. Lascio a voi», ha aggiunto ancora Giorgetti, «valutare quali interventi il governo avrebbe potuto adottare utilizzando tali risorse, quali ad esempio la riduzione complessiva del cuneo fiscale e previdenziale di circa 10 punti percentuali». 

Le prime reazioni alle misure annunciate dal governo non sono tuttavia positive. Per la Cna l’ipotesi di trasformare i crediti fiscali in finanziamenti assistiti con garanzia pubblica per svuotare i cassetti fiscali delle migliaia di imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura per i bonus all’edilizia, «non sembra una soluzione efficace». La Cna ha anche ricordato la sua recente indagine che ha mostrato che quasi 50mila imprese non riescono a smobilizzare i crediti accumulati che per il 75 per cento hanno una giacenza superiore a 5 mesi con inevitabili tensioni sulla liquidità mettendone a rischio la sopravvivenza. La partita, insomma, non sembra ancora del tutto chiusa.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Dicembre 2022, 11:30
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