Pensioni e stipendi, ecco chi avrà l’aumento: benefici fino a 225 euro

Rivalutazione e taglio dei contributi si applicano anche alla tredicesima

Pensioni e stipendi, chi avrà l’aumento

di Luca Cifoni

Un beneficio complessivo leggermente più pesante per i dipendenti rispetto ai pensionati, ma comunque per la maggioranza degli interessati meno generoso rispetto al bonus 200 euro riconosciuto a luglio. La doppia operazione messa in campo con il decreto Aiuti bis costa allo Stato meno della metà rispetto al precedente provvedimento, ed è inoltre “spalmata” nel tempo (sei mesi per i lavoratori, tre per i pensionati). Esaminata nel dettaglio delle cifre ha poi un’altra caratteristica: quella di favorire i redditi relativamente alti (comunque fino alla soglia di 2.692 euro lordi mensili, al di sopra della quale non c’è alcun guadagno) rispetto a quelli più bassi. Questo perché gli incrementi di reddito sono proporzionali e non uguali per tutti come era nel caso dei 200 euro.



 

 

 

 

IL TETTO
Ma vediamo cosa succederà concretamente partendo dagli stipendi. Per quelli che appunto non superano il tetto mensile (corrispondente a 35 mila euro l’anno) scatta un ulteriore esonero contributivo pari all’1,2 per cento, che si aggiunge a quello dello 0,8% già in vigore da gennaio. La somma che il lavoratore non deve versare va quindi a incrementare la sua retribuzione lorda effettiva. Così uno stipendio di 1.000 euro mensili sale da luglio a 1.020, dopo essere stato portato a 1.008 da gennaio (la differenza sul mese già trascorso dovrebbe essere riconosciuta retroattivamente ad agosto). Il beneficio cumulato grazie al decreto Aiuti bis sarà dato dai 12 euro di differenza percepiti per sette mensilità (è inclusa la tredicesima) quindi 84 euro. Il vantaggio è doppio per chi guadagna 2.000 euro al mese mentre al livello-soglia di 2.992 euro al mese si mette insieme nel semestre un guadagno totale di 226 euro (nell’ipotesi che la tredicesima sia analoga alla retribuzione ordinaria). Va ricordato che si parla di importi lordi, sui quali il prelievo sarà minimo o nullo per le retribuzioni basse e più pesante per quelle un po’ più alte: quindi l’Irpef porterà un qualche riequilibrio.


IL CONGUAGLIO
Per quanto riguarda invece le pensioni la rivalutazione “transitoria” scatterà da ottobre in misura del 2 per cento: contemporaneamente viene riconosciuto anticipatamente anche il conguaglio relativo alla differenza tra l’inflazione calcolata in via provvisoria all’1,7 per cento per il 2021 e quella effettiva dell’1,9%.

Questo piccolo scatto, comprensivo di arretrati, era però dovuto al pensionato e quindi non rappresenta in senso stretto un beneficio aggiuntivo. Considerando solo l’incremento del 2 per cento, questo sarà erogato per quattro mensilità (anche in questo caso è compresa la tredicesima) prima che scatti da gennaio 2023 la rivalutazione vera e propria. Per la pensione minima di 524 euro tutto ciò si traduce in un aumento di 11 euro al mese ovvero 42 da ottobre a dicembre. Per un assegno lordo da 1.000 euro l’effetto cumulato sarà di 80, per una da 2.000 di 160 mentre per il trattamento che tocca il tetto massimo a quota 2.692 a conti fatti ce ne saranno 210 in più. Naturalmente anche per quanto riguarda le pensioni le cifre sono lorde e dunque saranno poi limate dall’impatto dell’Irpef. E sempre a proposito dei trattamenti previdenziali, è stato chiarito che la rivalutazione sarà applicata con le regole più favorevoli in vigore dal 2022, quindi sarà quasi piena anche per quelli più alti (le percentuali di rivalutazione sono per fasce e non sugli interi importi). Quando arriveranno gli aumenti? Per le pensioni la scadenza di ottobre lascia tutto il tempo all’Inps di preparare gli adeguamenti, mentre l’operazione sugli stipendi è condizionata dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto: l’idea è che i datori di lavoro riescano a provvedere con la mensilità di agosto.


Ultimo aggiornamento: Martedì 9 Agosto 2022, 07:32
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