Salari uomo-donna, stessa paga nel Lazio: arriva la legge

Salari uomo-donna, stessa paga nel Lazio: arriva la legge

di Jacopo Orsini

Passo avanti del Lazio verso l’obiettivo della parità salariale fra uomini e donne. La commissione Lavoro del Consiglio regionale, presieduta da Eleonora Mattia (Pd), ha approvato ieri all’unanimità una proposta di legge, che ora deve passare al vaglio dell’Aula per l’ok definitivo, in cui si dettano disposizioni finalizzate a garantire «il rispetto del principio di parità retributiva tra i sessi e il contrasto ai differenziali retributivi di genere». 
«Siamo la prima Regione in Italia a mettere nero su bianco che c’è un problema con il lavoro delle donne e a mettere in campo soluzioni concrete e diversificate per risolverlo», spiega Mattia che è anche prima firmataria della proposta. Il testo, un provvedimento quadro sul lavoro femminile, dispone fra l’altro strumenti per l’attuazione della parità retributiva e incentivi alle imprese che assumono donne a tempo indeterminato. Ci sono poi misure di sostegno alle donne in condizioni di disagio con il microcredito, bonus baby sitter e strumenti per favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. 

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I MINIMI
Nel Lazio una donna su due non lavora e solo nell’ultimo anno l’occupazione femminile è scesa del 3,1% contro l’1,1% degli uomini, 33 mila unità perse su un totale di 44 mila posti in meno. Se la contrattazione collettiva e i minimi retributivi contengono il divario nel lavoro dipendente, la situazione appare invece più allarmante per le libere professioniste che si stima guadagnino fino al 45% in meno dei colleghi uomini. «Le donne nel nostro paese vivono una situazione di grave difficoltà. Sono le più brillanti negli studi, ma anche le più precarie e meno pagate. Sono loro che svolgono la maggioranza del lavoro di cura in un paese che resiste alla parità sostanziale», sottolinea l’assessora alle Pari opportunità del Lazio, Enrica Onorati, che denuncia «un gender pay gap» vicino al 18%.

La proposta di legge n. 182, denominata “Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra i sessi, il sostegno dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile di qualità, nonché per la valorizzazione delle competenze delle donne”, si propone di innescare «una rivoluzione».

Il testo è composto da 22 articoli e stanzia 7,66 milioni di euro per il triennio 2021-2023. Il finanziamento, insieme alle risorse provenienti dalla programmazione comunitaria 2014-2020, servirà in particolare a erogare contributi per le micro, piccole e medie imprese per la formazione di neoassunte con contratto a tempo indeterminato. Favorirà inoltre il reinserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza o con disabilità, attraverso contributi da erogare agli enti locali per l’attuazione di progetti di iniziativa degli enti del Terzo settore. Prevista anche l’erogazione di buoni per l’acquisto di servizi di baby-sitting per le madri lavoratrici, anche autonome, o imprenditrici, per gli undici mesi successivi al periodo di congedo obbligatorio di maternità (a condizione che il nucleo familiare abbia un reddito Isee non superiore a 20 mila euro). I buoni potranno essere concessi, in via sperimentale, anche ai padri lavoratori che usufruiscono del congedo parentale in alternativa alla madre. 

IL REGISTRO
La proposta di legge istituisce anche un Registro regionale delle imprese virtuose in materia di parità retributiva, alle quali saranno attribuiti benefici economici nonché titolo preferenziale «negli appalti pubblici per l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture di competenza della Regione» o degli enti controllati. Prevista infine l’istituzione di una Giornata regionale contro le discriminazioni di genere sul lavoro, da celebrarsi ogni anno il 7 giugno. In questa occasione verranno premiate le imprese iscritte nel Registro regionale che si saranno distinte nella riduzione del divario salariale o che abbiano messo in pratica azioni innovative in materia di parità.
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 23 Marzo 2021, 14:02
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