Una boccata di ossigeno era quello che ci voleva su gas, petrolio e materie prime. I nuovi negoziati tra Russia e Ucraina hanno spinto ieri i future sul gas ad Amsterdam (-15%) fino a quota 110 euro al megawattora, lontano dai 131,2 euro di venerdì e praticamente un terzo del picco toccato il 7 marzo scorso. In discesa anche il greggio (il Wti a -5,8%), a 103 dollari al barile. E perfino le Borse hanno respirato. Ma la giornata ha tutto il sapore di una tregua passeggera. Anche perché a mercati chiusi la Russia ha varato una serie di ritorsioni: è pronta a vietare l’esportazione di grano e zucchero, segale, orzo e mais. Una ritorsione destinata a pesare ancora sul prezzo di pane, pasta e altri beni cruciali per la spesa degli italiani. E allora il governo non ha intenzione di mollare la presa. Studiare come poter fare uno stretto monitorare su prezzi e anomalie, ma anche come sganciarsi dalla folle volatilità delle quotazioni, più un affare della finanza che dei produttori, è l’obiettivo del lavoro di queste ore.
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Si è dunque dovuta attivare l’Arera, l’Autorità di regolazione del mercato dell’energia. Il governo sta pensando a come slegare dalle quotazioni del mercato Ttf di Amsterdam le tariffe di luce e gas fissate ogni tre mesi per i clienti con contratto di “maggior tutela”. Un meccanismo che ha funzionato per anni, ma che ora fa pagare a famiglie e imprese prezzi molto più alti del costo delle importazioni di gas. Certo non è un affare da poco da gestire visto che il Title Transfer Facility (Ttf) rappresenta il punto di scambio virtuale tra domanda e offerta di gas che funge da hub per tutta l’Europa continentale. Ma potrebbe essere il modo, se tecnicamente fattibile, per arginare tanta volatilità, visto che chi in Europa si oppone con forza alla fissazione di un tetto Ue alle tariffe è proprio l’Olanda. Fin qui l’affare bollette. Ma sono anche i prezzi della catena agroalimentare a destare preoccupazione. Che fare su questo fronte?
IPOTESI TASK FORCE
La prima ad essere chiamata in causa è l’Antitrust, che ha già puntato il faro su eventuali cartelli, o comportamenti scorretti sui prezzi, come un ingiustificato aumento.
Del resto gli scenari all’orizzonte non permettono tanto ottimismo. E se non si sbloccherà in fretta la cornice Ue che permetterebbe un tetto ai prezzi del gas e un taglio all’Iva sui carburanti, l’Italia dovrà muoversi da sé. Come del resto ha fatto la Francia. Va ricordato che una banca d’affari come Bofa ipotizza che il Brent possa viaggiare per tutto il 2022 su una media di 130 dollari al barile, con un picco a 200, a fronte del Ttf sul gas ad Amsterdam a 200 euro per megawattora. Qualcosa di simile a quanto visto negli anni Settanta e Ottanta.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 16 Marzo 2022, 09:16
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