Reddito di cittadinanza, sui lavori stagionali il governo pronto alla stretta

Reddito di cittadinanza, il governo pronto alla stretta sui lavori stagionali

di Francesco Bisozzi e Luca Cifoni

Lavori stagionali di fatto obbligatori per i percettori del reddito di cittadinanza, che non potrebbero rifiutare questo tipo di offerta lavorativa, ma fruirebbero di un’integrazione da parte dell’Inps nel caso in cui la retribuzione risultasse inferiore all’importo del sussidio. L’ipotesi di modifica è contenuta in un emendamento al decreto Sostegni bis, che trova l’appoggio anche nel governo. È stata la Cinquestelle Valentina D’Orso a proporre la modifica, che in pratica chiede ai percettori di accettare le offerte di lavoro stagionali, entro un raggio di 100 chilometri dalla propria residenza: in caso di rifiuto è prevista la decadenza del beneficio. È una novità che strizza l’occhio ad albergatori e ristoratori, ma anche agli agricoltori, che da settimane si lamentano di non riuscire a trovare personale e puntano il dito proprio contro il reddito di cittadinanza (oltre che contro lo specifico bonus Covid per gli stagionali) sostenendo che abbia un effetto distorsivo sul mercato del lavoro. Effetto distorsivo che anche secondo il ministero del Turismo starebbe penalizzando il settore ricettivo, chiamato a una difficile ripartenza dopo la stagione delle chiusure.

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L’intervento correttivo trova sostegno al ministero dell’Economia, che ritiene prioritario snellire la platea dei percettori, diventata sempre più ampia nei mesi della pandemia. Da un lato il virus ha peggiorato le condizioni economiche delle famiglie e dall’altro ha impedito lo sbocco nel mercato del lavoro dei percettori del sostegno ritenuti attivabili. Risultato? Oggi la misura voluta due anni e mezzo fa dal Movimento Cinquestelle costa il 35 per cento in più: ad aprile ha assorbito 650 milioni di euro, spalmati su oltre un milione di nuclei, mentre a febbraio del 2020 l’asticella si era fermata a 480 milioni (le famiglie raggiunte dall’aiuto allora erano poco più di 830 mila). E così nei primi quattro mesi dell’anno il reddito di cittadinanza è costato 2,5 miliardi. A meno di una svolta, la spesa annuale per il sussidio potrebbe addirittura avvicinarsi ai 10 miliardi di euro, secondo le stime dei tecnici di via XX Settembre.

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Ma l’ipotesi di modifica, sebbene avanzata da una deputata Cinquestelle, starebbe già creando seri mal di pancia all’interno del nuovo partito di Conte, dove sono ancora in molti a non volere cambiare la propria misura-bandiera: potrebbe suonare come una sconfitta.

L’emendamento al Sostegni bis vorrebbe alternare bastone e carota: è vero che prevede la decadenza del beneficio per i sussidiati che si smarcano, ma parla anche di un’integrazione da parte dell’Inps nel caso in cui il compenso mensile offerto dal datore di lavoro fosse inferiore a quello del beneficio.

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Proposte di modifiche al reddito di cittadinanza arrivano anche da Forza Italia. Un emendamento azzurro prevede la decontribuzione totale per le imprese del turismo che assumono i percettori del reddito di cittadinanza. Ma quanti sono i sussidiati attivabili? Oltre un milione. Tuttavia solo il 31 per cento (327 mila percettori) ha sottoscritto un patto per il lavoro, indispensabile per intraprendere un percorso di inserimento professionale. Il che vuol dire che anche in caso di attivazione dell’obbligatorietà del lavoro stagionale, circa 700 mila potrebbero comunque restarne al di fuori.

A due anni dal varo della misura il flop sul fronte degli inserimenti nel mondo del lavoro è clamoroso. All’Anpal, finita l’era di Domenico Parisi, rimosso dal governo, si è insediato il commissario straordinario Raffaele Tangorra, chiamato a riorganizzare le politiche attive del lavoro. Arrivato la scorsa settimana, Tangorra è stato un collaboratore di Nunzia Catalfo quando era ministra del Lavoro e alle spalle ha anni da direttore generale del dipartimento per l’inclusione e le politiche sociali del dicastero di via Veneto.
 


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Giugno 2021, 12:05
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