Redditi, Inps: dipendenti pubblici oltre 33mila euro, commercianti a quota 20mila. Per i domestici solo 7.424 euro

La categoria con il reddito medio più alto è quella degli Amministratori nella gestione separata: 50.478 euro

Redditi, Inps: dipendenti pubblici oltre 33mila euro, commercianti a quota 20mila. Per i domestici solo 7.424 euro

di Redazione web

​Redditi, è l'Inps a fare la fotografia di quanto guadagnano gli italiani: dipendenti pubblici oltre 33mila euro, commercianti a quota 20mila. Per i domestici solo 7.424 euro. Il reddito medio da lavoro dei dipendenti pubblici nel 2021 è stato per la precisione di 33.598 euro, molto superiore a quello dei dipendenti privati pari a 22.852 ma soprattutto a quello medio dei commercianti (20.382) e degli artigiani (20.311). È quanto emerge dalle tabelle contenute nell'Osservatorio sui lavoratori dipendenti e autonomi dell'Inps secondo il quale la categoria con il reddito medio più alto è quella degli Amministratori nella gestione separata (50.478 euro) mentre i domestici sono quelli con il reddito medio più basso (7.424 euro) ad esclusione dei lavoratori occasionali o con voucher (1.028).

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Professionisti: il reddito medio è di 36mila euro

Il 'plotone' dei professionisti iscritti a Ordini e Collegi, che versano i contributi alle Casse previdenziali private, conta 1,7 milioni di soggetti (da avvocati a medici, da ingegneri a commercialisti, da psicologi a veterinari, soltanto per citarne alcuni) che, mediamente, nel 2021, hanno dichiarato redditi pari a 35.989 euro, in discesa, in un anno del 2,88%. E, ad indebolire le platee di lavoratori, ci sono tre tipologie di divari: di genere, generazionale e geografico, giacché il 50% della componente femminile arriva a guadagnare, in media, meno di 16.500 euro, mentre la metà degli uomini ha entrate inferiori ai 26.000 euro, così come gli under40 percepiscono emolumenti pari a meno della metà di chi ha superato i cinquant'anni e chi esercita la professione nel Mezzogiorno ha livelli reddituali più bassi del 47%, rispetto a quanti svolgono l'attività al Nord della Penisola.

È il panorama che affiora dalla lettura del XII Rapporto dell'Adepp, l'Associazione degli Enti pensionistici ed assistenziali privati e privatizzati, illustrato stamani, a Roma, dal presidente Alberto Oliveti, alla presenza dei sottosegretari all'Economia e al Lavoro Federico Freni e Claudio Durigon; l'incremento del numero di iscritti, recita il dossier, «è dovuta in parte ai nuovi ingressi, in parte all'aumento dell'età di pensionamento» e del numero di persone andate in quiescenza che non smettono di lavorare, visto che, «fatto 100 il numero degli iscritti al 2005, si nota come mentre gli associati attivi siano aumentati del 26%, quello dei pensionati in esercizio è salito di quasi il 160%».

In base, poi, all'analisi demografica del segmento, se si osserva il numero di associati ogni 1.000 abitanti, la media nazionale è 27, laddove «la maggiore densità di professionisti la troviamo nel Lazio, con 31 ogni 1.000 abitanti».

Nel corso della presentazione del dossier, Oliveti ha messo in evidenzia il 'caricò fiscale che grava sugli Enti, del valore di «765 milioni», nel 2021, mentre ammontano a «530 milioni le prestazioni di welfare» erogate agli iscritti; sempre lo scorso anno, poi, il settore ha registrato 11,4 miliardi di entrate contributive, 7,7 miliardi di uscite per prestazioni e, in tutto, 600.000 prestazioni distribuite. Un plauso, infine, all'operato delle Casse (che complessivamente gestiscono un patrimonio del valore di 108 miliardi) è giunto da Freni, che ha sostenuto come, in 30 anni, abbiano «dimostrato essere il principale sostegno all'economia reale di questo Paese».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Dicembre 2022, 13:43
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