Il premier Draghi lo definisce un intervento epocale. È il Piano nazionale di ripresa e resilienza, oltre 220 miliardi per «riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell'economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale».
Il Piano, che ha ottenuto dopo una nervosa trattativa l'ok della Ue, prevede investimenti per 191,5 miliardi più altri 30,6 miliardi di un Fondo complementare. Nel complesso, il 27% del Piano è dedicato alla digitalizzazione, il 40% agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico e più del 10% alla coesione sociale.
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La prima tranche da 24 miliardi arriverà a metà luglio. Dalla banda larga ai trasporti, dal riciclo della plastica alle agevolazioni per l'occupazione di donne e giovani, dalla crescita degli asili nido ai 20 miliardi per la sanità. Per garantire l'effettivo impiego dei fondi, lo stanziamento delle risorse è legato all'effettivo raggiungimento degli obiettivi che sarà verificato ogni sei mesi.
Non c'è il superbonus per l'efficienza energetica degli edifici, ma il ministro dell'Economia, Daniele Franco, si è impegnato a valutare la proroga al 2023 a settembre con la manovra. Non c'è neanche il prolungamento di quota 100, la riforma cara alla Lega che consente di andare in pensione a 62 anni con 38 di contributi, che scade a dicembre.
Ora il premier è atteso alla prova delle Camere. Un passaggio, fin da oggi, che non sarà semplice soprattutto per i malumori che serpeggiano nella maggioranza, dove si mugugna sui tempi strettissimi per esaminare il corposo pacchetto di riforme. Protestano anche i sindaci del Sud che lamentano di essere penalizzati e chiedono un'equa ripartizione dei fondi.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 26 Aprile 2021, 09:31
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